"Qui Giga, così non sopravviviamo"

Ieri il presidio dei lavoratori già in cassa integrazione e ora tormentati dall’incubo del caro bollette

Giga, operai assediati dal caro bollette. I lavoratori dell’azienda di Scandicci che produce cucine industriali per la ristorazione sono ancora in cassa integrazione. La multinazionale americana Middleby che possiede lo stabilimento, un anno fa ha annunciato la chiusura. Da allora la vertenza è ancora in corso. E non si vedono spiragli. Ma in un anno è cambiato totalmente lo scenario. I lavoratori hanno il solo assegno della cassa integrazione e non riescono a fronteggiare gli aumenti anche del 100% delle bollette, il costo dei generi di prima necessità che li mette in ginocchio e non li fa arrivare alla fine del mese.

Una situazione pazzesca, per la quale hanno deciso di protestare, di tornare davanti ai cancelli della fabbrica per testimoniare la loro difficoltà e chiedere aiuto alle istituzioni. Peccato che delle istituzioni non ci fosse traccia ieri davanti alla Giga. Nessuno della maggioranza, nessuno dell’opposizione che adesso è maggioranza nel governo nazionale. Un presidio ‘in solitaria’ quello di ieri mattina. Gli operai della Giga stanno tentando una strenua resistenza nei confronti della multinazionale americana. Ma non hanno la forza numerica dei colleghi della GKN, che hanno portato alla ribalta nazionale la loro lotta. A oggi non hanno ancora avuto risposte certe, anzi, da più di un anno a questa parte la vertenza è stata segnata da continui colpi di scena tra buone notizie e pessime novità. L’ultima pessima novità risale a luglio, quando la proprietà annunciò nuovamente l’avvio della procedura di licenziamento per i 38 dipendenti. Anche allora i sindacati annunciarono battaglia, visto che con quella nuova azione l’azienda avrebbe violato l’accordo precedente nel quale c’era l’impegno a essere parte del processo di reindustrializzazione della fabbrica.

La prima procedura per cessazione dell’attività risale all’ottobre 2021. L’accordo firmato il 2 febbraio, impegnava tutte le parti firmatarie alla reindustrializzazione e al piano di continuità occupazionale fino al 31 dicembre. Ma a parte la cassa d’integrazione straordinaria per cessazione, non sembrano esserci spiragli per una reindustrializzazione. Ci sono solo gli aumenti, e una busta paga che giorno dietro giorno sta diventando sempre più corta.

Fabrizio Morviducci

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