REDAZIONE FIRENZE

Provveditorato opere pubbliche Quattro condanne per le mazzette

La vicenda delle dazioni a funzionari della struttura in cambio di appalti ’liberi’

Quattro condanne, solo per alcuni reati e con pene sensibilmente ridotte rispetto alle richieste dell’accusa per le ‘mazzette al Provveditorato’ alle opere pubbliche di Toscana, Umbria e Marche: un presunto giro di tangenti e favori in cambio dell’affidamento pilotato di appalti. Scandalo divampato nel 2016 con l’arresto di Francesco Saverio Marino, funzionario del Provveditorato, insieme a Stefano Fani, presidente degli industriali edili di Firenze, titolare di ‘Sire Costruzioni’. Marino e Fani nel 2018 patteggiarono la pena. un anno e sei mesi. Ieri la penale responsabilità è stata riconosciuta per Pietro Marasco, oggi 63 anni (ex braccio destro di Marino) condannato a 3 anni e 4 mesi a fronte dei 9 chiesti dal pm Christine Von Borries; 3 anni (dei 10 richiesti) a Francesco Bonanno, 51 anni, dipendente del Ministero Infrastrutture e Trasporti, responsabile della sezione operativa Firenze 2 del Provveditorato. Per Bonanno e Marasco interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e, quale pena accessoria il divieto di contrattare con le P.A. per la durata delle loro pene. Assolti i 2 da altre contestazioni. Per Paola Stefani, 46 anni, un anno, pena sospesa. E anche per lei l’impossibilità di rapportarsi con la P.A., per un anno. Sanzione (230 quote pari a 23.690 euro) per la ’Heating System srl’. Non doversi procedere per prescrizione nei confronti dei due imprenditori Stefano Giovannozzi e Giuseppe Massascusa, rispettivamente referente e socio di ‘Eurosicurezza Srl’ il primo e socio in‘Made Spa’ il secondo.

Imputati inizialmente di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà nella scelta del contraente, falso ideologico in atto pubblico, truffa allo Stato e subappalto non autorizzato, Marasco e Bonanno avrebbero abusato di poteri e ruoli inducendo in modo indebito le controparti ad allungare ‘denaro e altre utilità’, per lavori con affidamento diretto, in violazione dei principi di non discriminazione o con procedura negoziata per una presunta urgenza degli appalti e dei lavori da svolgere: ripristino di locali di enti pubblici, messe a norma di impianti elettrici e meccanici, messe in sicurezza di aree, impermeabilizzazioni e infissi. Indagine scaturita da un esposto anonimo, intercettazioni telefoniche e ambientali e culminatr con l’arresto di Marino da parte della GdF per una tangente. Marino confessò. Seguirono altre misure cautelari per Stefani, Marasco e Bonanno.

g.sp.