La protesta dei riders: "Siamo lavoratori, dove sono i nostri diritti?"

"Da anni combattiamo per avere diritti e tutele contro un algoritmo che ci ricatta. Non è solo una battaglia dei riders, ma è a livello universale perché il mercato del lavoro è destinato a cambiare e non possiamo accettare che continuino ad esserci forme di sfruttamento"

La protesta dei riders a Firenze (New Press Photo)

La protesta dei riders a Firenze (New Press Photo)

Firenze, 30 ottobre 2020 - In questo venerdì di proteste da parte delle categorie più duramente colpite dalla pandemia ci sono anche loro, i riders di Firenze, in piazza Santa Croce, tutti uniti nella rete RiderXiDiritti. Per chiedere ancora una volta di essere considerati lavoratori veri e propri e di avere quelle garanzie e quei diritti che gli spettano. Ragazzi, ragazze, uomini e donne che spesso si vedono sfrecciare per le vie di Firenze, a bordo della loro bici, e sulle spalle il cassone con il pacco per la consegna. Li abbiamo visti tante volte, abbiamo ordinato tramite Just eat, Deliveroo e tutte le altre piattaforme digitali, senza renderci conto spesso che dietro un banale click ci sono persone che lavorano. E che a gran voce ora chiedono di essere riconosciuti e di essere inseriti in una contrattazione nazionale.

«Da anni combattiamo per avere diritti e tutele contro un algoritmo che ci ricatta. Non è solo una battaglia dei riders, ma è a livello universale perché il mercato del lavoro è destinato a cambiare e non possiamo accettare che continuino ad esserci forme di sfruttamento». A parlare è Yiftalm Parigi, 21 anni, studente di economia e primo sindacalista rappresentante dei rider di Firenze. Lo scorso anno insieme a Ruben Zappoli e ad altri hanno chiesto al Parlamento di far approvare una legge che potesse inserire i rider in una contrattazione nazionale.

«Ho iniziato a fare questo lavoro perché adoro andare in bicicletta – racconta Ruben Zappoli , ma non si può considerare un’occupazione dignitosa». La giornata tipo di un rider funziona così: «Io devo trovarmi all’interno di una zona di riferimento e fare login nell’app della piattaforma in questione, una volta online inizio a ricevere proposte di consegna e decido quali accettare e quali no. Quindi vado al ristorante dove è stato fatto l’ordine, prendo il pacco».

Al momento i riders vengono pagati a cottimo, quindi in base al numero di consegne. «Il problema – dice Roberto Spina, un altro rider – è che io devo restare in attesa che mi arrivi una consegna da fare, che non è detto che mi arrivi, e quel tempo in cui io ho dato la mia disponibilità non mi viene retribuito ed è anche questo che deve essere cambiato».

C’era una trattativa in atto tra sindacati e Assodelivery, la rete che rappresenta tutti i gruppi del settore come Glovo, Just Eat, Uber Eats, Deliveroo. «Poi a un certo punto – continua Zappoli - l’Ugl ha deciso di rompere il tavolo in maniera silente e di firmare un contratto parallelo, con Assodelivery, che non trasforma i rider in lavoratori dipendenti e quindi tutelati e riconosce invece pochissimi incentivi».

«Siamo rimasti molto dubbiosi – rincara la dose ancora un altro rider, Federico Curcio - che alle rappresentanze sindacali riconosciute da Delivery vengano dati dei bonus, una cosa che ci ha lasciati esterrefatti».

Un accordo, quello firmato dall’Ugl, che vede contrari anche gli altri sindacati in piazza, come la Cgil.  «Quello firmato da Ugl è un contratto che non porta nessun miglioramento dei diritti dei lavoratori riders, anzi li penalizza – dice Mirko Lami, segretario Cgil Toscana -, noi vogliamo che questi ragazzi vengano inseriti nel contratto nazionale merci e che non debbano essere pagati solo per la consegna, ma anche per il tempo che sono in attesa di essere chiamati».

A offrire il suo supporto ai riders anche il sindaco Dario Nardella che, in occasione della manifestazione, ha voluto ricordare l’importanza di protestare in maniera pacifica. Parole detto non a caso in vista della protesta di questa sera a piazza della Signoria, attesa con grande preoccupazione per il timore che possano prendervi parte anche frange estremiste. Il pericolo è che possano ripetersi anche a firenze i terribili fatti avvenuti a Napoli, Roma e Torino.

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