
Processo alle Stragi del 1993. Mori indagato: non denunciò i rischi: "Io, accusato di tutto e del contrario"
La Cassazione lo ha definitivamente assolto nel 2023 nel processo sulla Trattativa Stato-Mafia. Ma per l’ex generale del Ros, Mario Mori, i conti con la giustizia non si sono conclusi: "Nel giorno del mio 85esimo compleanno (il 16 maggio scorso, ndr) ho ricevuto, dalla Procura di Firenze, un avviso di garanzia con invito a comparire per essere interrogato in qualità di indagato per i reati di strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico", ha fatto sapere Mori.
LE NUOVE ACCUSE
I pm alla ricerca dei mandanti esterni delle stragi che nel 1993 insanguinarono Roma, Firenze e Milano (più l’attentato fallito allo stadio Olimpico, gennaio 1994), lo hanno convocato domani in procura, 32esimo anniversario dell’attentato a Capaci. Appuntamento a cui Mori non si presenterà, chiedendo uno slittamento, per impegni del suo legale. A Mori, i magistrati Luca Tescaroli, Luca Turco e Lorenzo Gestri, contestano di "non aver impedito, pur avendone l’obbligo giuridico, mediante doverose segnalazioni e/o denunce all’autorità giudiziaria, ovvero con l’adozione di autonome iniziative investigative e/o preventive", le stragi che Cosa nostra aveva messo in cantiere. Due i momenti, secondo la procura, in cui l’ufficiale del Ros sarebbe venuto meno al suo ruolo. Quando, nell’agosto del 1992, il maresciallo Roberto Tempesta, gli avrebbe riferito quanto appreso da Paolo Bellini (recentemente condannato per la strage di Bologna del 2 agosto 1980) sul disegno mafioso volto a colpire il patrimonio artistico italiano. A Tempesta, Bellini, a sua volta in rapporti con Antonino Gioè, aveva indicato come obiettivo la torre di Pisa. Il 25 giugno 1993, quando la mafia aveva già sulla coscienza le cinque vittime dei Georgofili, il pentito Angelo Siino gli avrebbe "espressamente comunicato che vi sarebbero stati attentati al Nord", stando a quanto appreso da Gioè, Gaetano Sangiorgi e Massimo Berruti. Un’autobomba esploderà in via Palestro, a Milano, il 27 luglio.
LA "VIRATA"
Per Mori, che ha dato notizia dell’avviso ricevuto con una lettera aperta aspra verso i pm fiorentini, dopo il verdetto sulla Trattativa le accuse verso di lui compiono "una virata di 360 gradi rispetto al precedente teorema". "A Palermo mi hanno processato per 11 anni, con l’accusa di aver trattato con la mafia e siglato un accordo con Bernardo Provenzano “per far cessare le stragi“, oggi vengo indagato per “non aver impedito le stragi“". Ancora: "Le vicende di cui mi si accusa sono già state ampiamente analizzate nel corso degli ultimi 25 anni dalle magistrature competenti, compresa quella fiorentina, e nei processi in cui sono stato coinvolto, senza che mi sia stato contestato alcunché, tantomeno i gravissimi reati ora ipotizzati dalla Procura di Firenze".
"Sono profondamente disgustato da tali accuse che offendono, prima ancora della mia persona, i magistrati seri con cui ho proficuamente lavorato nel corso della mia carriera nel contrasto al terrorismo e alla mafia, su tutti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Forse non mi si perdona di non aver fatto la loro tragica fine".
BUFERA POLITICA
Ma è bastato l’avviso a scatenare la guerra. Il governo è con Mori, che lunedì è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal sottosegretario Alfredo Mantovano. "Ho sempre apprezzato la lucidità di analisi e la capacità operativa, nei vari ruoli che ha ricoperto, in particolare alla guida dei Ros dei Carabinieri e del Sisde - commenta Mantovano -. Gli ho manifestato per un verso vicinanza di fronte alle contestazioni che gli vengono rivolte, delle quali mi ha messo a parte; per altro verso sconcerto, nonostante che decenni di giudizi abbiano già dimostrato l’assoluta infondatezza di certe accuse". "Non ci si poteva accontentare di avergli reso la vita un calvario per decenni - rincara il ministro della Difesa Guido Crosetto -. No, occorreva dimostrare che chi sfida il potere di alcuni, chi non si inchina alle logiche della casta, deve essere distrutto. Perché tutti devono sapere quanto sia grande il potere di far male a chiunque, di cui dispongono alcuni". Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, invita il Guardasigilli Nordio a inviare gli ispettori a Firenze, "la stessa Procura che perseguita Berlusconi e Dell’Utri con teorie che non voglio nemmeno definire".