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"Pressioni per nascondere i contatti del positivo"

FIRENZE

Per il focolaio tra i dipendenti della Misericordia di Vaglia, va a processo il suo governatore. Così ha deciso il gup, ieri mattina, rispetto alla posizione di Luciano Galeotti. I fatti si riferiscono all’agosto del 2020, quando per l’eccessivo numero di operatori infettati dal covid, la struttura dovette addirittura ridimensionare la propria attività. Ma proprio per scongiurare il rischio di una paralisi dei servizi - alcuni dei quali davvero essenziali -, Galeotti avrebbe fatto pressing su un proprio dipendente: violenza privata l’ipotesi dell’accusa. Anche se l’accusa iniziale era di minacce. "La riqualificazione del fatto fa parziale giustizia dell’innocenza di Galeotti che si è mosso esclusivamente nell’interesse della comunità", commenta il suo legale, Federico Bagattini.

Per il numero uno della Misericordia di Vaglia, e per gli altri tre imputati (Roberto D’Agostino, Graziano Bambi, Riccardo Tarchi, autisti e soccorritori) che avevano scelto il rito abbreviato, è caduta l’accusa di aver falsificato le attestazioni inviate agli uffici Asl per il tracciamento dei contatti avuto da un dipendente dell’organizzazione risultato positivo e sono stati assolti. "Nell’agosto del 2020 vi era ancora un notevole disordine normativo - dichiara l’avvocato Mario Taddeucci Sassolini (nella foto), difensore dei tre imputati con l’avvocato Nicola Castagna -. Il giudice ha accertato che le condotte furono tutte improntate alla buona fede".

Tutto cominciò un afoso 4 agosto, quando comparvero i primi sintomi per il soccorritore R.F.

Nonostante la febbre, fino all’8 agosto prestò servizio, venendo inevitabilmente a contatto con gli altri operatori della Misericordia di Vaglia. Inevitabile anche l’avvio dell’indagine epidemiologica, mirata agli isolamenti. Non tutti i contatti, secondo l’accusa, finirono però nella lista recapitata alla Asl. Oltre al pastrocchio della doppia lista, ecco l’episodio per cui Galeotti sarà giudicato: cioè l’aver prospettato a un dipendente la mancata prospettiva di incarichi di prstigio in seno alla struttura, se non avesse “maneggiato“ l’elenco dei contatti stretti del positivo. Il processo comincia nel febbraio del 2023.

ste. bro.