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Cronaca

Poste Italiane, la Cgil proclama lo stato d'agitazione: "Urgono assunzioni"

In Toscana, 1580 addetti in meno in cinque anni e boom del precariato. Il sindacato denuncia aggressioni al personale e continui disservizi. L'azienda non replica, ma il confronto è costante

Poste Italiane

Poste Italiane

Firenze, 31 marzo 2022 - No, i conti alle Poste Italiane proprio non tornano: in Toscana, 1.580 addetti in meno in cinque anni, 125 sportellisti in meno rispetto al fabbisogno, 216 posti stabili da portalettere in meno in due anni con conseguente boom del precariato, mancanza di 140 full time al Cmp di Sesto Fiorentino. Il quadro offerto dalla Slc Cgil Toscana è desolante. “Un’azienda sana e che produce utili non può reggersi sullo sfruttamento del personale precario, che puntualmente non viene poi assunto. Soprattutto in Toscana la carenza d’organico è allarmante”. Ha proclamato lo stato d’agitazione del settore la Slc-Cgil: dal 14 marzo, e fino al 13 aprile, stop agli straordinari e a tutte le prestazioni aggiuntive.

La situazione è stata illustrata da Luca Degl’Innocenti (Slc Cgil esecutivo Poste), Riccardo Ferraro (coordinatore Slc Cgil toscana), Michele Mengoli (Slc Cgil Fi-Po-Pt), Graziano Benedetti (Slc Cgil, coordinatore regionale Poste). “La carenza del personale si traduce ovviamente nel peggioramento dei servizi: è ora di dire basta”, afferma Ferraro, sottolineando che la protesta toscana “si somma a quella di Emilia Romagna, Marche ed Umbria”. “Abbiamo deciso, unico sindacato, di protestare per garantire un servizio migliore, condizioni di lavoro sostenibili e stessi diritti ai lavoratori”, prosegue Ferraro. La Cgil chiede un “robusto piano di assunzioni all’azienda”, anche perchè “la Toscana è la terza regione italiana per quanto riguarda i tagli”.

Nessuna replica da parte di Poste Italiane perchè, per statuto aziendale, dei temi sindacali si occupano quotidianamente le ‘relazioni industriali’. In materia, il confronto è costante e continuo.

“I precari non hanno gli stessi diritti degli assunti a tempo indeterminato - punta il dito il sindacato -. È diventata la normalità andare oltre l’orario di lavoro, senza ottenere nulla in più. Tantissimi ragazzi non hanno mai detto di no al lavoro di sabato, non previsto, ma poi non sono stati riconfermati. Insomma, ci si basa sullo sfruttamento e questo non è dignitoso”. La Cgil riferisce di “continui disservizi per l’utenza, causati dal personale ridotto all’osso, e di costanti pressioni commerciali per vendere polizze o prodotti finanziari”. Senza contare “le aggressioni che ci sono state in tutto il periodo di obbligo di green pass per entrare negli uffici postali”. Da domani, primo aprile, la normativa cambia. Ma finora, “per il personale è stata particolarmente dura”, tra “assalti organizzati di gruppi che entravano apposta senza mascherina per poi darsela a gambe levate all’arrivo delle forze dell’ordine”, di “sputi contro i plexiglass”  e di “comportamenti arroganti nei confronti dei dipendenti, che chiedevano semplicemente il rispetto delle regole”.

Ma vediamo un po’ i numeri dei tagli. In Toscana, dal 2016 al 2021, negli uffici postali si è passati da 4373 a 3683 lavoratori (dunque, -690 unità, pari a -15,8%). Nella logistica, il conteggio parla di -890 dipendenti, che si traducono in un calo del 24,9%. Insomma, in tutto in questi cinque anni i lavoratori sono calati di 1580 unità. Mancano poi i portalettere (264 in meno) ed aumenta il precariato, con punte del 27,9% ad Arezzo, del 36,4% a Prato e del 31% a Siena. A Firenze, siamo al 17%. Non va certo meglio ai centri di smistamento del capoluogo di regione e di Pisa: manca il 23,9% dell’organico che sarebbe invece necessario. Al Cmp di Sesto Fiorentino, rispetto al fabbisogno (525 unità) mancano all’appello 140 lavoratori full time stabili. “Pur essendo una società quotata in borsa, Poste Italiane riveste un ruolo sociale - afferma la Cgil -. L’azienda dovrebbe dunque rappresentare un esempio di qualità sul lavoro, affinché si traduca in efficienza dei servizi. Nelle prossime settimane coinvolgeremo anche le istituzioni perchè il nostro grido di dolore deve attraversare tutto il Paese. Insomma, urgono nuove assunzioni e va creato un nuovo modello di sviluppo e di servizio”.

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