
La materia si trasforma in luce senza perdere fisicità. E’ il piccolo miracolo che avviene con le opere di Domenico Bianchi, da oggi fino al 23 luglio esposte alla Galleria Poggiali, sotto il titolo "Mehr Licht", che tradotto dal tedesco significa per l’appunto ’più luce’. Un’invocazione che pare abbia pronunciato Goethe il 22 marzo 1832 sul letto di morte, e che riassume il profondo rapporto del poeta con il concetto di luce.
Tra gli artisti italiani con maggiore riconoscimento internazionale, per questa esposizione fiorentina Domenico Bianchi ha concepito un corpus di opere che attingono al suo universo poetico, dove trovano posto soluzioni inedite: accostamenti inusuali di colori a cera come il bianco e il rosa o il blu e il giallo, lavorazioni del marmo bianco di Carrara a parete all’interno del quale sono stati incastonati lapislazzuli, incisioni su legno e lavorazioni del palladio.
Negli spazi di via Benedetta il gruppo di lavori esposti – alcuni dei quali di grande formato – è il risultato di una mostra nella quale la tensione creativa è intensa, esclusiva e concentrata.
Con "Mehr Licht" (con catalogo e testo critico di Sergio Risaliti), i lavori esposti sono forme costruite scavando il legno, colando la cera, o scolpendo a bassorilievo lastre di marmo. Si tratta di un nucleo di opere pittoriche in cui la materia si trasforma in luce senza perdere quella presenza materiale che le distingue dai quadri tradizionali. È la materia – palladio, cera, legno o marmo – a emanare uno splendore che trascende in dimensione simbolica grazie a una serie di figure geometriche astratte, spesso il centro della composizione.
O.Mu.