EVA DESIDERIO
Cronaca

Pitti Uomo, trionfo degli artigiani La rassegna premia il saper fare

Il salone ha lanciato un messaggio importante: le eccellenze della moda prodotte da filiera controllata. Ottimo il riscontro sul mercato: la rassegna chiude con dodicimila compratori con 5.300 stranieri.

Pitti Uomo, trionfo degli artigiani La rassegna premia il saper fare

di Eva Desiderio

I Pitti Games hanno conquistato i buyer come l’idea che si potesse finalmente partecipare a Pitti Uomo 104 che si si è chiuso ieri con una punta di leggerezza, divertimento, fantasia. Elementi per poter lavorare bene con tante idee nuove e la consapevolezza che il brutto è passato e si può ricominciare. E questa è la prima considerazione intorno alla fiera internazionale per l’abbigliamento maschile che ha passato il testimone alla quattro giorni di sfilate di Milano Fashion Week. La seconda è che stavolta da Firenze parte un messaggio importantissimo sull’artigianato, da difendere e da rifondare puntando sui giovani, anima della manifattura del futuro. Al salone tanti pezzi quasi unici, tanta moda da filiera controllata e tanti nomi da scoprire e da imitare. Il primo nome è quello di Fendi che ospite speciale di Pitti Uomo ha sfilato giovedì sera nella fabbrica coi 400 dipendenti (che presto arriveranno a 700) a Capannuccia di Bagno a Ripoli, con tutti e tutte le maestranze impegnate con le mani e con le macchine a produrre pelletteria d’eccellenza. E alla fine del defilé la direttrice creativa di Fendi, Silvia Venturini Fendi che disegna la collezione maschile e le borse, è uscita guidando un plotone festante di operai, artigiani, tecnici, che hanno ricevuto applausi ammirati. Inno al lavoro artigiano dunque che è di testa e di cuore. "Per fare una borsa tutta intera occorrono quattro anni della nostra scuola interna di formazione", dice Silvia Venturini Fendi. Per cucire a mano un perfetto abito maschile occorrono invece dieci anni di impegno, partendo dai punti molli fino alla disciplina di giacche e revers. Lo racconta con amore e dedizione che commuove Antonio Liverano, Maestro della sartoria Liverano & Liverano di via dei Fossi che ha a bottega una quindicina di giovani promessi sarti davvero speciali.

Per la prima volta, su invito di Pitti Immagine, Antonio Liverano è venuto a Pitti Uomo 104 con un suo stand, offerto per la sua bravura e la sua fama in America e soprattutto in Giappone. "Quando sono venuto a Firenze dalla Puglia avevo 13 anni ed entrai a bottega da mio fratello Luigi _ racconta Antonio Liverano, 86 anni portati a meraviglia _ e da allora porto avanti la tradizione della grande sartoria fiorentina che con me scomparirà. Per questo mi sento l’ultimo dei Moicani. Firenze nonostante il mio immenso lavoro non mi ha dato niente. Ho chiesto più volte aiuto alle autorità per avere uno spazio per aprire la mia scuola di alta sartoria. Tutti sordi. Il Pitti invece mi ha spalancato le porte". E ha anche voluto la presentazione del libro " Liverano" scritto da un appassionato di moda, il coreano Taemin Han. Ora il salone ha chiuso ieri con 12.000 compratori, che rappresentano 5.100 aziende di vendita e distribuzione. Gli italiani sono stati 6.700 con un +6% di presenze, gli stranieri oltre 5.300, con +24%. In complesso in Fortezza sono entrati in 17.000. I 12 mercati esteri più presenti a Pitti Immagine Uomo 104 sono, nell’ordine: Germania, Gran Bretagna, Olanda, Giappone, Spagna, Turchia, Usa, Francia, Svizzera, Cina, Belgio e Corea del Sud.