Pitti Uomo 2023, 776 marchi esposti. A Firenze tanti segnali di ripresa

Parterre di eccellenza al taglio del nastro con il sottosegretario Giorgio Silli. Il salone apre con tante incognite nonostante i risultati del settore nel 2022. Prodotti giusti e contemporanei che piacciono in America, Asia e paesi arabi

Torna Pitti Uomo a Firenze

Torna Pitti Uomo a Firenze

Firenze, 8 gennaio 2023 - Taglio del nastro martedì per l’edizione numero 103 di Pitti Uomo, alle 10 e 30 all’UniCredit Theatre alla Sala della Scherma in Fortezza da Basso. Momento importante per questo avvio dell’anno del fashion internazionale che riparte come sempre da Firenze e dal suo salone internazionale più prestigioso e visionario, che stavolta per le collezioni dell’inverno 2023-2024 vanta 776 brand di cui il 40% in arrivo dall’estero. Un segnale di concretezza e di ripresa vera, ma soprattutto di prodotti giusti e contemporanei che piacciono ai mercati come l’America, in gran ripresa, l’Europa, l’Asia e i paesi arabi. Soffre la Cina, la Russia e l’Ucraina per la guerra che pure erano paradisi per le aziende del lusso, e ancora un po’ l’Italia stretta dalla crisi sociale ed economica. Ad inaugurare il salone sarà Giorgio Silli, nato a Firenze 45 anni fa, sottosegretario di Stato al ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale. Eletto nelle liste di Cambiamo! Formazione di Giovanni Toti. C’è attesa per il suo arrivo e per quello che dirà ai rappresentanti del sistema della moda questo rappresentante del Governo Meloni. Con Silli ci saranno anche il Sindaco Dario Nardella, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, la presidente di Centro di Firenze per la Moda Italiana Antonella Mansi, il presidente di Pitti Immagine Claudio Marenzi, Roberto Luongo, direttore generale ICE, Sergio Tamborini presidente di SMI, Annalisa Areni di UniCredit.

Un parterre di eccellenze che sicuramente poi farà un giro nei vari padiglioni della Fortezza e magari qualcuno scambierà opinioni sul rinnovo non lontanissimo della carica di Presidente di Pitti Uomo se Claudio Marenzi dopo il secondo mandato non sarà rieletto: si fanno alcuni nomi, ancora molto poco plausibili, la ricerca non è facile perché serve un imprenditore che conosca il settore moda, che protegga la filiera del Made in Italy e che sia rappresentante gradito non solo ai grandi marchi ma anche alla piccola e media impresa che tanto rappresenta l’eccellenza delle nostre produzioni, anche in Toscana.

Il salone si apre sotto molte incognite come del resto questo nuovo anno, perché la ripresa che pure nel 2022 ha segnato per il fashion il traguardo favoloso per tutta la moda italiana di ben 107 miliardi di fatturato, non è detto che si ripeta: la congiuntura non è favorevole, le materie prime aumentano, la crisi energetica incalza, i clienti finali potrebbero cambiare rotta e interessi di spesa. Quello che è certa è l’alta qualità di prodotti in mostra a Pitti Uomo 103, qualità necessaria per garantire acquisti mirati e desiderati, specie da parte delle giovani generazioni attente a marchi con l’anima sostenibile e una storia autentica. Tra tante preferenze per la mostra fiorentina ci sono alcune, un po’ dolorose e perfino ingrate, latitanze e assenze.

Da alcuni anni molti grandi brand hanno lasciato Pitti Uomo (ricordate quando c’erano Zegna e Corneliani?), per trasferirsi piano piano negli showroom milanesi, acchiappando il buono e il bello della loro presenza di lunga data alla manifestazione fiorentina per spostare il loro baricentro di business. Stavolta a Pitti Uomo 103 mancheranno Lardini, Tagliatore (già da qualche stagione), il Gruppo Blauer di Enzo Fusco, Lubiam/l.b,m. Della famiglia Bianchi di Mantova. Non mancano invece i creativi di talento come Martine Rose, la stilista inglese che sfiler il 12 gennaio alla Loggia del Porcellino, e il belga Jan-Jan Van Essche l’11 gennaio nel Refettorio di Santa Maria Novella: nomi nuovi per il mondo del fashion, assai promettenti, sulla rampa di lancio sempre promettente e fortunata di Pitti Immagine.

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