PFM, un concerto lungo cinquant’anni

La Premiata Forneria Marconi venerdì al Tuscany Hall con i brani da “Storia di un minuto” all’ultimo “Ho sognato pecore elettriche”

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di Giovanni Bogani

La PFM suonerà venerdì, al Tuscany Hall, alle 21. In un concerto che ripercorrerà cinquant’anni di musica, dall’album dl debutto, "Storia di un minuto", all’ultimo disco, "Ho sognato pecore elettriche".

Cinquant’anni di musica, e non sentirli. Al telefono, ecco Franz Di Cioccio, batterista e cantante della band, e Patrick Djivas, storico bassista del gruppo, prima fondatore degli Area e poi dal 1973 mente e anima della PFM. Li ascolti, e sembrano due ragazzini. Franz, soprattutto, è un entusiasta: "Ogni concerto è storia a sé. Ne abbiamo fatti più di seimila, vero Patrick? Eppure un concerto non è mai uguale all’altro. Ogni volta improvvisiamo tantissimo: facciamo musica cucinata sul momento, musica al dente!", dice.

"Il nostro sogno era suonare tutta la vita - dice Patrick Djivas - e miracolosamente ci siamo riusciti. Non abbiamo mai cercato il successo: altrimenti, dopo ‘Impressioni di settembre’, avremmo scritto ‘Impressioni di ottobre’, o di novembre, avremmo creato dei cloni musicali. Invece abbiamo sempre cercato di soddisfare le nostre esigenze di esplorazione, di ricerca".

Una ricerca che li ha portati a collaborare, nel 1978, con Fabrizio De André, a vestire di ritmi e cavalcate "progressive" le canzoni, sino ad allora da chitarra e voce, del cantautore genovese. "L’incontro con Fabrizio è stato una delle cose più belle della nostra vita - prosegue Patrick -. L’abbraccio fra il rock e la poesia. A quell’epoca, i cantautori erano nemici delle band e viceversa. Quell’incontro è stato importante per tutta la storia musicale italiana".

L’arrangiamento fatto dalla PFM del "Pescatore" di De André, in quella fine degli anni ’70, è un diamante nella storia della canzone d’autore, qualcosa di memorabile. E anche quelle musiche e quelle canzoni verranno riproposte nel concerto di dopodomani.

Ma come avete fatto a stare sul palco, e a stare insieme, per mezzo secolo? "Non c’è segreto. Abbiamo ancora voglia di fare musica, e pensiamo che non sia ancora arrivato il momento di accontentarci, di smettere di cercare suoni nuovi - aggiunge Franz -. Pensiamo al futuro molto più che al passato: l’anno prossimo torneremo a fare tour all’estero, andremo a Città del Messico, suoneremo con un’orchestra sinfonica di sessanta elementi ad Amsterdam".

Conclude Patrick: "Ci si abitua a tutto, ai voli intercontinentali, agli alberghi. Quello che non è mai ‘normale’, però, quello che ci spinge a suonare, e a vivere, è quello che succede ogni volta sul palco. Siamo qui, per quelle due ore di emozione pura".

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