
Agente della Polizia Municipale in servizio a Firenze, T.M., vigilessa oggi 66enne avrebbe ottenuto 94 permessi di accesso alla ZTL per ragioni sanitarie senza averne i requisiti, pur di ’coprire’ l’auto intestata alla figlia. ’Piano’ completato da molte false attestazioni sul diritto ad avere i permessi e molti (un centinaio) accessi abusivi al sistema informatico, con credenziali proprie. E dei colleghi.
Lo scopo: non pagare la tariffa giornaliera (5 euro) per gli accessi consentiti. Ma soprattutto, non avendo i requisiti per le autorizzazioni, prevenire le multe per gli accessi non consentiti: 81 ero l’una (o 56,70 se pagate in forma ridotta, entro cinque giorni dalla contestazione). Non solo: "i permessi sarebbero stati anche rilasciati in modo difforme. La norma prevede 4 ore al giorno. E solo per un settore. La vigilessa li ha ottenuti invece per più di 4 ore. E per tutti i settori di Ztl, per più giorni (talora con validità sovrapposta o retroattiva) per 394 giorni" scrive nell’atto di citazione la procura regionale della Corte dei Conti. Corte che per questi fatti (dicembre 2017-gennaio 2020) ha stabilito che la vigilessa – abusando del rapporto di servizio – avrebbe provocato in modo doloso danni patrimoniali all’Amministrazione. A fine dicembre la sentenza; colpevole di danno erariale la donna è stata condannata a pagare 29.399,83 al Comune. La procura regionale nell’atto di citazione aveva indicato la cifra da rifondere in 36.908,26 euro. Per procura e Corte il danno patrimoniale è stato di due tipi: da mancata entrata (le multe in teoria irrogabibili per gli accessi abusivi alla Ztl) e danno causato "dallo sviamento delle energie lavorative verso finalità illecite e dalla conseguente erogazione ingiustificata dello stipendio". Voce, quest’ultima, calcolata ’in via equitativa’ nel 40% della retribuzione percepita nel periodo dicembre 2017-gennaio 2020: 15.016,86.
I 100 accessi abusivi al sistema informatico e le 140 false attestazioni sono state al centro di un procedimento penale contro l’agente concluso (2021) con richiesta di pena patteggiata accolta dal giudice. La vigilessa tempo fa ha versato 1000 euro. Il Comune ha prospettato una propria ricostruzione dei fatti (comprensiva di quelli contestati in sede penale) e del danno. E i legali in riferimento alla omessa contestazione delle violazioni hanno spiegato che "non è ravvisabile una condotta omissiva della Municipale perché alla scoperta del rilascio illecito delle autorizzazioni i 90 giorni per le contestazioni al trasgressore sarebbero già trascorsi". La vigilessa ha contestato an e quantum: se e quanto dovuto. Procura e Corte hanno determinato il danno in via equitativa per l’impossibilità di quantificare il quantum: l’"equiparazione tra il numero dei giorni illecitamente autorizzati (e non autorizzabili, in nessun caso) e l’importo delle sanzioni teoricamente irrogabili. Calcolate in misura ridotta, nella ipotesi che sarebbero state pagate entro 5 giorni. E ha tenuto conto in senso favorevole alla imputata anche del tempo necessario per le condotte illecite. Ha così determinato un danno non nel 40% (€ 15.016,86) della retribuzione presa nel periodo, ma nel 20% (€ 7.508,43).
g.sp.