
Stefano
Cecchi
Un po’ per cautela, un po’ per paura e dunque per un cascame figlio di questo tempo nuovo. Dall’altro ieri le mascherine non sono più un obbligo indistinto. Dai bar ai ristoranti, sono tanti i luoghi in cui possiamo entrare senza indossarle, eppure lo stesso molti fiorentini hanno ritenuto di non doversene privare: anche ieri, girando per le strade, ci si accorgeva di come non siano pochi i cittadini che hanno scelto di conservare al volto questi presidi di sicurezza. Non per forza un fatto negativo. Anzi.
Ora: personalmente non ho mai ritenuto che l’obbligo della mascherina fosse una prova tecnica di dittatura come, ahimè, alcuni libertari alle vongole sostenevano. Avrei iniziato a preoccuparmi, che so, se mi avessero imposto di dovere tenere la polo col colletto alzato o partecipare ogni sabato a una apericena. Battute a parte, personalmente ho sempre accettato il provvedimento come un tentativo di correggere una sventura. Qualcosa a mio vantaggio, a mia tutela e non certo una iattura gratuita. Sarà per questo che oggi, vedendo non pochi fiorentini conservare questa cautela, non provo nessuno sgomento e, anzi, penso che anche io nei luoghi affollati continuerò a indossare la mascherina. Con un’idea diversa di rispetto per me stesso e per gli altri non dettata dall’obbligo ma da una consapevolezza antica. Perché credo che la pandemia abbia risvegliato in noi una prudenza storica che avevamo come sopito. L’idea che la scienza da sola non basti a garantirci un futuro schivo da rischi, chiedendo così un sacrificio, anche se piccolo, atto a tutelarci. Qualcosa che appartiene alla storia dell’uomo, che da sempre ha partecipato in qualche modo alla propria autotutela, non delegandola ciecamente ad altri, fosse questo il caso, la scienza o un dio. Magari è solo una suggestione, ma l’idea che il sacrificio, il rischio, l’attenzione a sé stessi e agli altri tornino ad essere componenti di una società che non dà più tutto per scontato, può alla fine rendere migliore la società stessa. Che, per pigrizia o indolenza, era arrivata a pensare che tutto fosse dovuto, che tutto fosse comunque in discesa. E che persino una piccola benda sulla bocca fosse un termometro paradossale di libertà. Roba da coprirsi sì il volto, ma dalla vergogna.