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Passione gastronomia "Meglio il lampredotto di Uffizi e Accademia" E c’è chi vuole cucinare

Una delle esperienze più in voga in questo momento è il cooking show. Presenze in aumento del 42 per cento rispetto al 2022, ma mancano. ancora i visitatori provenienti da Cina, Giappone e Russia.

Passione gastronomia "Meglio il lampredotto di Uffizi e Accademia" E c’è chi vuole cucinare

di Antonio Passanese

Sempre i soliti giri. Accademia, Uffizi, Palazzo Pitti, Palazzo Vecchio e Ponte Vecchio. Ma anche il Mercato Centrale di San Lorenzo per respirare l’aria del rione e per scoprire come davvero vivano i residenti. Le flotte di turisti che quotidianamente arrivano a Firenze difficilmente si lasciano convincere a cambiare il programma, che nella maggior parte dei casi viene deciso dal tour operator anche in base alla nazionalità dei visitatori. Ma dal dopo pandemia le cose vanno diversamente. E molti – soprattutto coloro che viaggiano in solitaria, in famiglia o in coppia – si affidano completamente alle guide turistiche che spesso e volentieri organizzato giri ad hoc per i propri clienti. Tra loro c’è chi sceglie, per evitare la calca e le lunghe attese, i musei minori, le Ville Medicee o le lunghe passeggiate tra di quà e di là d’Arno per vivere appieno la città. E chi, invece, preferisce esperienze legate al cibo.

"I miei clienti, sempre più spesso, chiedono non giri stereotipati ma esperienze uniche e soprattutto legate al buon vivere, tra vino e cibo – racconta la guida turistica Marco Virzì – Noi cerchiamo anche di pungolarli e di portarli in luoghi diversi. Inizialmente sono titubanti ma poi quando si rendono conto delle mille cose che si possono fare a Firenze si ricredono completamente". Una delle esperienze più in voga in questo momento è la cooking class: in pratica, si va in un albergo, in un’abitazione o in un esercizio commerciale specializzato, e si insegna loro a fare la pasta, a preparare il ragù o altri condimenti meno elaborati, ma anche gelati, dolci. Per poi sedersi a tavola e gustare tutti insieme ciò che viene realizzato con le proprie mani.

E dopo una buona mangiata, annaffiata ovviamente da Chianti, si riparte (anche per digerire).

"Diversificare i tour è una delle cose che stiamo facendo – continua Virzi – A chi decide di tornare a Firenze facciamo fare tour a San Miniato al Monte, al Giardino delle Rose o dell’Iris, nelle Ville Medicee. E i feedback sono sempre molto positivi".

A Paola Migliori, un’altra guida turistica di lungo corso, la prima cosa che chiedono i clienti quando mettono piede a Firenze "è mangiare un panino al lampredotto. Altri invece si fiondano nelle strade dello shopping per fare acquisti". E così la cultura passa in secondo piano, "non suscita alcun interesse. Io, per esempio, cerco di far vedere cose autentiche, di qualità, perché il turista che oggi viene nella nostra città, non vuole sentirsi un estraneo ma vuole vivere da fiorentino, vuole far parte di questa cultura, soprattutto gastronomica". In più di un’occasione Paola ha provato a proporre percorsi meno battuti e anche fuori città, "ma il problema sono i trasporti. Si parla tanto di diversificare i flussi e poi per arrivare a Poggio a Caiano o anche a Castello bisogna prendere un taxi o andarci con mezzi propri. Ne abbiamo parlato con le istituzioni regionali e comunali ma non è accaduto nulla".

Pietro Lari, giovane guida, invece si è specializzato nel food e propone ai suoi clienti il tour dei mercati rionali passando per Sant’Ambrogio e San Lorenzo. "Sono felicissimi e anche se spesso non capiscono una parola di italiano si sentono parte di questa città. E poi li vedi felici perché si sentono trattati non come galline dalle uova d’oro o turisti da spennare. Il più delle volte si tratta di milionari americani o asiatici che vogliono fare esperienze diverse, vogliono mischiarsi al residente".