
America Art 1961-2001, a Strozzi 40 anni di storia del mondo (foto NewPressPhoto)
Firenze, 26 maggio 2021 - Dal 1961 al 2001. Quarant’anni di storia americana, e del mondo, attraverso 80 opere dei più rappresentativi artisti statunistensi. Un viaggio dagli anni dell’entusiasmo e dell’ottimismo della presidenza di JF Kennedy, al crollo delle Torri Gemelle, passando dalle lotte per i diritti civili all’affermazione degli Usa come superpotenza politica, fra progresso e contraddizioni, ricchezze e povertà, rivoluzioni e contaminazioni artistiche. C’è storia e c’è storia dell’arte nella mostra che si apre domani a Palazzo Strozzi (fino al 29 agosto), dal titolo “American Art 1961-2001”, che trasporta in riva all'Arno una parte delle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis.
I curatori Vincendo de Bellis e Arturo Galansino, direttore di Palazzo Strozzi hanno scelto un percorso cronologico e tematico, partendo da Andy Warhol a Mark Rothko, da Roy Lichtenstein, passando per Louise Nevelson, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Matthew Barney, per approdare a una regina dell'arte contempanera quale Kara Walker, attraversando il periodo dalla Pop Art all Minimalismo, dalla Conceptual Art alla Pictures Generation, fino alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila.
Un susseguirsi di visioni che testimoniano la poliedrica produzione artistica americana tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni, proponendo una inedita rilettura di quarant’anni di storia e affrontando tematiche quali lo sviluppo della società dei consumi.
Idealmente lo starter è lui, John F. Kennedy presidente, con la Guerra del Vietnam e gli elicotteri americani su Saigon. Centrale è infatti Andy Warhol, di cui sono presentate 12 opere tra cui la celebre “Sixteen Jackies” (1964), dedicata a Jackie Kennedy all’indomani della morte di JFK. Una sezione speciale della mostra è dedicata al padre della danza contemporanea, Merce Cunningham, la cui ricerca è presentata attraverso grandi installazioni nate dalla collaborazione con Robert Rauschenberg e Jasper Johns.
La grande stagione degli anni Sessanta è testimoniata poi da opere di maestri come Donald Judd, Robert Morris, Bruce Nauman, John Baldessari: figure che diventano punti di riferimento per le successive generazioni di artisti che ridefiniscono le nuove possibilità dell’arte. Tra queste emergono la riflessione sulla figura della donna di Cindy Sherman, le appropriazioni dal mondo della pubblicità di Richard Prince e Barbara Kruger, la denuncia dello stigma dell’Aids di Felix Gonzalez-Torres o le inquietanti narrazioni posthuman di Matthew Barney, di cui è presentata in maniera inedita per l’Italia l’installazione di “Cremaster 2” (1999), controversa opera dedicata a un assassino che richiese per sé stesso la pena di morte.
Focus speciale della mostra è infine quello dedicato alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila, tra cui spiccano figure di riferimento per la comunità afroamericana quali Kerry James Marshall e Glenn Ligon o artisti che investigano in modo totalmente originale l’identità americana come Paul McCarthy, Mike Kelley, Jimmie Durham e Kara Walker, della quale è proposta un’ampia selezione di opere video e disegni che testimoniano la sua suggestiva ricerca tra storia e satira sociale intorno ai temi della discriminazione razziale.
“Gli Stati Uniti d’America rappresentano un complesso melting pot di culture, tradizioni e identità diverse: uno dei prototipi storici della democrazia contemporanea che ancora oggi più che mai racchiude in sé profonde contraddizioni sociali, razziali, di genere - dichiara Vincenzo de Bellis - L’arte ci permette di poter raccontare le stratificazioni di una società tanto complessa. Ed è questo che si prefigge di fare la mostra ‘American Art 1961-2001’, concepita come un racconto attraverso le molteplici espressioni artistiche degli Usa. Questa narrazione si avvale delle straordinarie opere provenienti dal Walker Art Center di Minneapolis, che accoglie una delle più singolari e importanti collezioni museali degli Stati Uniti e del mondo. La ricchezza e la diversità delle sue opere provano che una sola storia dell’America e della sua arte non esiste; ci sono, piuttosto, innumerevoli storie e figure che schiudono ulteriori nuovi racconti e possibilità”.
“Dopo un anno difficile come il 2020, la mostra vuole dare un segnale di ripartenza per la vita sociale e culturale di Firenze e della Toscana, in primo luogo per il nostro pubblico locale ma anche come offerta per i visitatori nazionali e internazionali - dichiara Arturo Galansino - ‘American Art 1961-2001’ si pone come un grande evento culturale che celebra l’arte americana affrontando anche importanti temi come le lotte per i diritti civili e il ruolo della donna nell’arte: un progetto originale e suggestivo per una rinnovata riflessione sull’idea di American Dream grazie alle opere di artisti che ridefiniscono il ruolo e le possibilità dell’arte, anche come strumento per affrontare e mettere in luce questioni e contraddizioni che toccano la politica, la società e l’identità individuale, americane e non solo”.