’Pagliacci. All’uscita’ al Puccini: "Tra Verismo e teatro borghese"

Il drammaturgo Roberto Latini mette insieme i due celebri testi di Leonacavallo e Pirandello

’Pagliacci. All’uscita’ al Puccini: "Tra  Verismo e  teatro borghese"

’Pagliacci. All’uscita’ al Puccini: "Tra Verismo e teatro borghese"

"Una dichiarazione d’indipendenza tra il Verismo e il teatro borghese". Roberto Latini, attore, regista e drammaturgo, definisce così il suo ultimo lavoro ’Pagliacci. All’uscita’, che unisce e rigenera in una nuova drammaturgia, due testi celebri firmati da altrettanti giganti del nostro teatro. Si tratta proprio ’Pagliacci’, dal libretto dell’opera di Ruggero Leoncavallo, debuttato a Milano nel 1892; e ’All’uscita’, l’atto unico che Pirandello definì "mistero profano", andato in scena a Roma per la prima volta, nel 1922. Lo spettacolo andrà in scena oggi e domani al teatro Puccini, alle 21, con una produzione Compagnia Lombardi Tiezzi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, con lo stesso Roberto Latini, Elena Bucci, Ilaria Drago, Savino Paparella e Marcello Sambati. "Sono due testi molto diversi per stile e contenuto – spiega Latini –, ma capaci di una comune sensazione che li rende profondamente accostabili: il primo è immerso nel Verismo di fine ‘800, nella trama spietata del delitto d’onore e d’amore, il secondo è una parabola metafisica, quasi filosofica. Sembrano, per struttura e doti, collocabili da una parte all’altra di un ponte ideale, fondamentale per la letteratura teatrale, che a cavallo dei due secoli, riesce a trasformare i percorsi sintattici in prospettive drammaturgiche; uno accanto all’altro, creano un terzo materiale, indipendente, per evocazione e compromissione: il sipario metateatreale che Pirandello aprirà sul nuovo secolo viene scucito da Leoncavallo nel suo Pagliacci".

Secondo il regista, quanto le scritture sceniche semineranno e raccoglieranno da lì in poi, sarà ciò che ci porterà nelle traiettorie del contemporaneo: "Vorremmo comprometterci, letteralmente, oltre le barriere di genere che abbiamo costruito o contribuito a creare, per necessità o politica – conclude –, ridefinendo il punto di vista, attraverso il punto dello sguardo. Ci siamo dotati di nuovi strumenti per cercare di definire l’indefinito e lo abbiamo fatto portandoci in proscenio, dove finisce il palco e comincia il Teatro".

Olga Mugnaini

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