Onofrio Pepe e il bicentenario di Canova

Francesco

Gurrieri

La prestigiosa Treccani, con Editalia, ha solennizzato il bicentenario della morte di Antonio Canova (Possagno 1757-Venezia 1822) con una splendida ‘Medaglia dell’Anno’, affidandone la creazione a Onofrio Pepe e la realizzazione al Laboratorio fiorentino Picchiani e Barlacchi. Firenze ha da esser fiera di questo riconoscimento all’arte di un maestro scultore fin troppo umile ma ormai noto in Europa e a una “bottega” presente in città fin dal 1902. Nel catalogo che accompagna la raffinata custodia della medaglia si dice che la realizzazione "è stata affidata a un maestro dalla sensibilità affine al Canova nel modo di accostarsi al mondo classico, rielaborando gli infiniti spunti dell’arte antica con lo spirito di esaltarne l’eterno vigore, l’immutabile energia, l’universale portata etica, estetica, ermeneutica, psicologica". Pepe, ormai profondamente fiorentinizzato dalla sua Nocera Inferiore, con singolarissima bottega d’arte in San Frediano, ha esposto per il mondo fino al lontano Santiago del Cile; lasciando opere all’Istituto Universitario Europeo, la ‘Porta del Mito’ nella nuova sede della Cassa di Risparmio (esposta in anteprima nel Piazzale degli Uffizi), realizzando la mostra ‘Viaggio celeste e terrestre’ nel nuovo Museo dell’Opera del Duomo, lasciando saldamente il segno con la sua bellissima ‘Athena” nel cortile d’ingresso del nostro Ateneo a San Marco. Il soggetto scelto per questa medaglia-omaggio a Canova è quello di ‘Amore e Psiche’ , tema canoviano per eccellenza, trattato sul recto e sul verso della medaglia: le due figure abbracciate e le loro allegorie: la farfalla simbolo della natura eterea dell’anima e il fuoco come metafora dell’amore; mescolando le fiamme ai capelli della chioma di Antonio Canova. La scelta non poteva esser migliore, perché Onofrio Pepe onora la “Classe di Scultura” della nostra Accademia delle Arti del Disegno. Così, vogliamo augurarci che la Minerva che troneggia in Rettorato, possa accompagnarsi presto ad altre opere di Pepe, riportandoci al Giardino di San Marco che fu di Lorenzo il Magnifico.

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