"Lo uccisero per motivi abietti". Varlungo, ergastolo 27 anni dopo

La corte d’assise d’appello condanna un albanese per l’omicidio di un connazionale in via Turati

Firenze, omicidio in via Turati del 16 settembre 1995 (NewPressPhoto)

Firenze, omicidio in via Turati del 16 settembre 1995 (NewPressPhoto)

Firenze, 30 giugno 2022 - Non fu premeditato, l’omicidio dell’albanese Alban Zhuka, ucciso a coltellare in via Turati, a Varlungo, la notte del 16 settembre del 1995. Ma a quell’esecuzione, maturata nell’ambito del controllo della prostituzione nel quadrante sud di Firenze, Gentiam Duri sarebbe stato accompagnato da suo zio, Nikolla Duri.

Così ha deciso la corte d’assise d’appello di Firenze, che ieri ha confermato la sentenza di primo grado, depurandola di un’aggravante, appunto quello della premeditazione, ma conservando quella dei "motivi abietti": ribadito dunque l’ergastolo anche per lo zio Nikolla, 60 anni, giudicato colpevole già nel 1996, ma irreperibile per oltre 25 anni e adesso giudicato di nuovo dopo il suo arresto.

I carabinieri di Pordenone lo rintracciarono l’anno scorso a Kavaje, in Albania, lo fecero estradare in Italia per fargli espiare la pena. I legali dell’albanese, gli avvocati Sabrina Del Fio e Alessandro Falzoni, hanno ottenuto la riapertura dei termini e dunque la possibilità di appellare la sentenza di primo grado.

"Non c’entro nulla", ha gridato l’imputato dopo aver ascoltato la sentenza, letta dal presidente Alessandro Nencini. "Attendiamo le motivazioni, prima di ricorrere in Cassazione, anche per vedere come la Corte risolverà alcune questioni tecnico-giuridiche che come collegio difensivo avevamo avanzato", dice l’avvocato Del Fio.

Una riguardava l’acquisizione di una testimonianza "chiave", resa da un altro albanese, Ilir, amico della vittima: firmò un verbale che parlava di "tradimento" da parte dei Duri nei confronti di Zhuka, ma il testimone è poi sparito e i difensori dell’imputato non hanno mai avuto modo di controesaminarlo.

Non è più possibile sentire neanche la versione del principale imputato, Gentiam Duri: nel 1998, sempre a Kavaje, venne ucciso, forse per vendetta.

Il processo è stato un tuffo all’indietro di quasi 27 anni: vecchi verbali battuti a macchina di metà anni novanta, quasi illeggibili, e la “guerra“ che in quegli anni si consumava per il controllo dei traffici illeciti. Un regolamento di conti per il controllo del mercato delle “lucciole“, portò all’esecuzione di Alban Zhuka. Venne trucidato sotto le finestre dei palazzi di via Turati. Zhuka era fidanzato a sua volta con una prostituta che lavorava in lungarno Aldo Moro, facendone di fatto il protettore. Il 16 settembre 1995, aveva un appuntamento: ci andò disarmato, ma gli altri avevano due coltelli, ritrovati insanguinati in un campo.

STE.BRO.

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