Omicidio Niccolò Ciatti, confermata la condanna a 23 anni per Bissoultanov. Il padre Luigi: “Questa giustizia non ci rappresenta”

La procura generale e il pm di Roma Erminio Amelio avevano chiesto l'ergastolo. Il ceceno è ancora latitante

Firenze, 5 luglio 2023 – Confermata in appello la condanna a 23 anni di carcere per Rassoul Bissoultanov per la morte di Niccolò Ciatti. Per il ceceno, nel corso del processo aperto il 20 giugno davanti alla Corte d'assise d'appello di Roma, la procura generale e il pm di Roma Erminio Amelio avevano chiesto l'ergastolo.

Rassoul Bissoultanov picchiò e uccise il 22enne di Scandicci nella notte tra l'11 e il 12 agosto 2017 fuori a una discoteca di Lloret de Mar in Spagna.

In primo grado per Bissoultanov, che è latitante, i giudici avevano escluso le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi e il ceceno era stato condannato a 23 anni di carcere. Le motivazioni della sentenza di Appello saranno depositate fra 60 giorni. Bissoultanov si scagliò contro Ciatti "con furia cieca" avevano detto il sostituto procuratore generale Debora Landolfi e il pm Erminio Amelio nella loro requisitoria chiedendo la condanna all'ergastolo per l'imputato.

Bissoultanov venne arrestato il 12 agosto 2017 in Spagna e poi dopo 3 anni e 10 mesi rimesso in libertà. Dopo essere stato scarcerato il ceceno lasciò Girona e venne in seguito arrestato in Germania su mandato di cattura internazionale e in seguito estradato in Italia. Nel dicembre 2021 però la Corte d'Assise di Roma lo ha rimesso in libertà, con un provvedimento poi annullato dalla Cassazione. Tornato in Spagna, la scorsa estate, dopo la condanna a 15 anni, confermata anche in Appello, Bissoultanov ha fatto perdere le sue tracce ed è ancora latitante.

"Questa giustizia non ci rappresenta”

Non avere riconosciuto le aggravanti ”non è un buon segnale per un ragazzo ucciso in quel modo: non è un buon precedente. Noi ce l'abbiamo messa tutta per Niccolò, ma purtroppo non siamo riusciti e non riusciamo a dargli quel minimo di giustizia che si meriterebbe. Evidentemente c'è qualcosa che non va in questa giustizia soprattutto spagnola ma anche italiana, così poco sensibile e che non ci rappresenta”. Così Luigi Ciatti, padre di Niccolò. “Chi commette certi crimini deve pagare – ha aggiunto – e non scordiamoci che l'imputato, oramai riconosciuto colpevole, è libero perché fuggito e nessuno lo cerca. Continua la sua vita, mentre a Niccolò gliel'ha tolta: andiamo avanti ma ci rendiamo conto che non esiste una giustizia terrena che possa aiutarci a superare quanto accaduto. Ora aspettiamo di raggiungere il nostro Niccolò”, ha concluso tra le lacrime.

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