Ancora 48 ore. No, Eddy Murphy e Nick Nolte non c’entrano, non è l’ennesima replica del loro poliziesco anni ’90, ma il tempo che resta per conoscere il nome del nuovo arcivescovo di Firenze. Salvo imprevisti, sempre possibili, i giochi sarebbero ormai fatti e l’annuncio dovrebbe arrivare domani mattina a mezzogiorno in piazza San Giovanni, dove è stato convocato il presbiterio. "Sarà nominato un sacerdote, non un monsignore": si lascia scappare qualche bene informato. "Sì, e sarà un prete fiorentino": mormorano convinti altri. "No, è un frate. Il Papa ha deciso da almeno due settimane": l’incrollabile certezza di qualcun altro ancora. Per saperlo ormai basta lasciar passare un altro po’ di tempo, molto poco per la verità. Certo è che i profili dei probabili successori del cardinale arcivescovo Giuseppe Betori a questo punto iniziano a delinearsi con maggior chiarezza, fatto sempre salvo che decide il Santo Padre, pronto a trovare soluzioni dove altri vedono problemi. Tornando ai possibili candidati, calano di priorità figure di grande prestigio, ma già ordinate vescovi o abati, e diventa più probabile la scelta dal basso, come già accaduto in altre diocesi italiane. Tramontati via via i nomi “pesanti“ circolati dall’avvio delle consultazioni del nunzio apostolico, la rosa, al netto di sorprese papali, dovrebbe essersi ristretta a quattro, massimo cinque profili. Resta forte la candidatura del sottosegretario della Cei, don Valentino Bulgarelli, 55 anni, già preside della facoltà teologica dell’Emilia Romagna e direttore dell’Ufficio catechistico, ieri peraltro ospite in seminario al Cestello per la presentazione di due libri di monsignor Dante Carolla.
Il clero di Bologna, ulteriore dettaglio, è convocato in consiglio nella stessa mattina di quello fiorentino. Doppio annuncio o coincidenza? Tutto possibile, così come, a questo punto, anche la scelta interna alla chiesa fiorentina, che in questi ultimi dieci anni ha fornito a quella universale cinque vescovi: i monsignori Claudio Maniago, prima a Castellaneta, poi a Catanzaro, Giovanni Roncari, frate cappuccino, a Grosseto; Stefano Manetti, prima a Montepulciano, poi a Fiesole, Andrea Bellandi, a Salerno, e Giovanni Paccosi, a San Miniato. Non necessariamente in quest’ordine, sulla cattedra di San Zanobi potrebbero finire don Gherardo Gambelli, 55 anni, missionario in Ciad per dodici anni, ora parroco della Madonna della Tosse e cappellano del carcere di Sollicciano; don Marco Zanobini, 64 anni, parroco dei Santi Fiorentini, coordinatore del consiglio presbiterale, e di don Bledar Pio Xhuli, 44 anni, vicario per la Pastorale, titolare della parrocchia di Santa Maria a Campi, albanese come il cardinale Ernest Simoni. Ipotesi frate: ultimo nome di queste ore quello di fra’ Livio Crisci, 52 anni, fiorentino, ministro provinciale dei frati minori.
Duccio Moschella
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