Dpn Francesco
Vermigli
Amare non è facile. E a pensarci bene non c’è un modo per imparare ad amare in breve e senza sforzo. Per ogni ambito della cultura, per ogni specializzazione c’è un corso, c’è un master… ma esiste forse una scuola per imparare ad amare? Amare è difficile, si diceva. È difficile, ad esempio, quando in una coppia regna l’insofferenza o addirittura l’indifferenza. Oppure è difficile quando in una famiglia i figli se ne sono andati e hanno abbandonato i propri genitori. Eppure, anche se difficile, c’è chi ama. E se ama, è perché ancora continua a crederci. Si ama nella coppia, quando si confida nella relazione e nell’impegno di andare avanti oltre ogni difficoltà. Si ama in famiglia, quando si coltiva la speranza che i figli tornino e tornino a riamare. Di questo parla il Vangelo di oggi (Luca 6,27-38). Così insegna Gesù, quando domanda: "Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano". Che poi è come se dicesse che amare vale anche quando non è corrisposto. Anzi, vale davvero in quel momento. Proprio in quel momento. È l’amore per il nemico, per chi maledice, addirittura. Amare è difficile, è vero. Amare non è un gioco da ragazzi: e se qualcuno dice il contrario ci inganna. Ma amare è vivere. Perché senza la capacità di donarsi oltre ogni difficoltà e amare anche se non siamo corrisposti, la nostra vita è come un po’ persa. Amare, ripetiamolo, non è un gioco da ragazzi. Amare è uno stile, cresce nella speranza e nella volontà. Amare è la stessa nostra vita.