"Noi, i sopravvissuti del Covid"

Le storie di chi ce l'ha fatta

Vittorio Del Bono Venezze

Vittorio Del Bono Venezze

Firenze, 13 settembre 2020 - Tra di loro si chiamano "I sopravvissuti del Covid", come i reduci da una lotta crudele e devastante, per il fisico e per la mente. Sì, il virus lo hanno sconfitto ma ora ne portano i segni. Come cicatrici che sembrano indelebili: ormai sono passati mesi dal doppio tampone negativo eppure i sintomi non se ne vanno. I più diffusi sono difficoltà respiratorie, dolori all’intestino, stanchezza cronica, perdita della memoria. Qualcuno ha avuto danni permanenti ai polmoni. E poi ci sono le ferite dell’anima, più nascoste e forse più lancinanti, impossibili da rimarginare. "La cosa che mi fa più male in assoluto è lo sguardo degli altri" racconta una donna fiorentina di 62 anni. Il Covid lo ha preso in forma lieve. Niente ricovero, ma è rimasta barricata in casa per 80 giorni prima di liberarsi della carica virale. Vuole restare anonima perché spiega che è come se dovesse portare sulle spalle un peso insopportabile. "Negli occhi degli altri vedo spesso l’ombra di sospetto. Lavoro a contatto con il pubblico, mi succede con i clienti e i colleghi ma anche con i vicini di casa. Chi ha avuto il Covid viene marchiato come un untore. E questo peso non se ne va nemmeno a distanza di mesi".

Nei suoi pensieri c’è la tenebra, la paura di non essere più accettata. Condividere questa voragine interiore con altre persone che hanno vissuto lo stesso incubo sembra l’unico modo per alleggerire la sofferenza. È così che è nato il gruppo Facebook ‘Noi Sopravvissuti al Covid’, costola fiorentina del gruppo nazionale ‘Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto’ con oltre tremila iscritti. È una sorta di diario collettivo dove gli ex pazienti raccontano la fase più atroce della pandemia, il trauma, la riabilitazione e i postumi della malattia. Un luogo dove elaborare i lutti, sfogare il dolore e trovare parole di conforto. Ci sono anche storie come quella di Vittorio Del Bono Venezze, 57 anni: si è risvegliato il 2 aprile dopo due settimane di coma farmacologico e 11 giorni dopo era già fuori da Santa Maria Nuova.

"Una volta dimesso ti dicono che sei guarito dal Covid e che puoi tornare alla tua vita di sempre. Peccato che non sia così" racconta Vittorio, imprenditore fiorentino nel settore turistico. Nel momento più difficile ha dato prova di una forza d’animo incredibile. "A un certo punto i miei polmoni non funzionavano più, mi avevano dato per morto". In mezzo al racconto Vittorio tira fuori una frase spiazzante: "Il virus ha cambiato la mia vita, per sempre. Prima contavo i giorni in meno, ora conto i giorni in più. Mi sento diverso, forse migliore". È arrivato a questa conclusione dopo un lungo percorso che non si è ancora concluso. "Quando sono uscito dall’ospedale avevo perso 20 chili, il mio corpo era martoriato, non riuscivo a fare più niente". Vittorio non si è arreso, ha iniziato a camminare tutte le mattine, arrivando fino a 10 chilometri al giorno e ha aperto il gruppo ’Noi sopravvissuti al Covid-19 - Coronavirus Gruppo Firenze’. "In ospedale, quando il dolore era insopportabile e le ore non passavano mai, l’unico modo per superare le notti era parlare con i vicini di letto e farsi coraggio a vicenda. Ho pensato che quell’aiuto che è stato così prezioso in ospedale non andava disperso. E quindi abbiamo aperto questo gruppo, su Facebook, per rimanere in contatto. Si sono aggiunti tanti altri ex pazienti. Sui social ci facciamo forza e spesso ci ritroviamo per fare delle camminate tutti insieme".

Francesca invece è un’insegnante fiorentina, è stata contagiata il 26 di marzo, ma il primo tampone ha dato esito negativo. Si è ripresentata a Careggi il primo aprile con vomito, diarrea e febbre altissima. Ha passato in ospedale una settimana, si è liberata dal virus il 20 maggio. Dopo quasi quattro mesi ha ancora alcuni sintomi. "Problemi all’intestino, ansia, stanchezza cronica, a volte mi dimentico le cose e ho la vista annebbiata. Il mio medico ignorava questi postumi, ma grazie ai social ho scoperto che sono sintomi comuni a tanti altri ex pazienti. Confesso che tornare a scuola mi fa paura. Ma la vita deve ricominciare e allora mi faccio forza e provo ad andare avanti".

 

 

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