
di Alessandro Pistolesi
FIRENZE
Non erano solo gli uomini che guardavano passare i treni. Erano anche i guardiani delle sbarre, i custodi della sicurezza nelle stazioni. Per una vita, giorno e notte, hanno vegliato sui binari, girando la manovella che abbassava le sbarre e faceva passare i convogli. Una garanzia. Ferrovie ha ‘messo in panchina’ gli ultimi casellanti alla fine del secolo scorso. Molti di loro, così come altri ex dipendenti di Ferrovie, hanno fatto dei caselli la loro casa. E accanto ai binari ci vivono ancora con le famiglie, pagando affitti a prezzi agevolati. Ora però Ferrovie ha deciso di non rinnovare i contratti.
Un cazzotto dritto allo stomaco per un centinaio di pensionati fiorentini che abitano tra i caselli e le stazioni di Compiobbi, Sant’Ellero, Rufina, Dicomano, Vicchio e San Lorenzo. "La lettera è arrivata da Ferservizi per conto di Rete Ferroviaria Italiana alla fine di maggio, a 6 mesi dalla scadenza del contratto" racconta Bruno Stefani, 85 anni, 35 dei quali passati alle dipendenze di Ferrovie. Vive alla stazione di Compiobbi dal 1995. "Una vera beffa – rimarca mostrando il foglio di carta che ha stravolto le sue giornate – Mai avrei immaginato di dover lasciare casa mia". L’avviso non lascia scelta: "Ferservizi non intende procedere al rinnovo del contratto in scadenza il 31 dicembre 2020 – si legge – Siamo disponibili a non richiedere l’immediata riconsegna ma a concedere un congruo arco di tempo per consentire di trovare un’idonea alternativa".
Sempre nella stessa lettera si avvisa che "La ripresa in consegna verrà effettuata nel giorno e nell’ora che verranno poi concordati tra le parti". Ma Bruno, come anche Alessandro Finizio che abita alla stazione di Vicchio, non ha intenzione di fare passi indietro. "Se vogliono riprendersi le chiavi lo dovranno fare con la forza – chiarisce – Tra l’altro siamo in un anno particolare: tanti sindaci, come anche Nardella, hanno bloccato gli sfratti. Questa sensibilità non è stata dimostrata dai dirigenti di Rfi, capaci, in un periodo già così cupo, di turbare ancora di più la vita di tanti pensionati". Nel corso degli anni alcuni ex ferrovieri hanno anche speso di tasca propria per ristrutturare i caselli. Già qualche anno fa Ferrovie aveva inviato diverse lettere di sfratto puntando sul fatto che gli alloggi vicini ai binari sono un rischio in caso di deragliamento. Bruno però si è fatto un’altra idea: "Forse Ferrovie vuole vendere gli immobili o murarli come alla stazione delle Sieci". Il gruppo di pensionati si è rivolto all’avvocato Pietro Pierri per vederci chiaro. "In tutta Italia ci sono stati sfratti a tappeto – spiega il legale – Si parla di migliaia di famiglie, oltre 200 in Toscana di cui circa la metà a Firenze. Credo che presto si aprirà una vertenza". Arrendersi è l’ultimo dei pensieri: "A Trieste c’è già stata una protesta e anche l’onorevole Serracchiani ha preso posizione scrivendo a Rfi - dice Bruno – Spero che anche in Toscana qualche politico si prenda a cuore la questione". Forse l’ultimo treno per evitare lo sfratto.