Eva
Desiderio
Si chiama Nisetta, come la bambina che il padre aveva conosciuto in guerra, in Russia. Di cognome fa Ricci e fa la sarta. Anzi molto di più perché non solo taglia e cuce, ma rammenda e aggiusta pull e ricami antichi come non sa fare più nessuno. Il suo è un indirizzo prezioso da 35 anni, via Capodimondo, tre stanze linde e ordinate dove si può veder realizzato ogni sogno d’abito, vecchio e nuovo. E non solo capi al femminile. "Da me vengono anche tanti clienti maschi, chi è ingrassato o chi è dimagrito, chi ha ritrovato giacche e cappotti del padre da rimettere a modello, chi magari vuole nascondere uno strappo o chi ha solo perso dei bottoni – racconta Nisetta Ricci – per tutti cerco di trovare una soluzione". L’esperienza di Nisetta, bella signora dai capelli grigi che ha cominciato giovanissima a tenere in mano ago e filo e prima ancora era parrucchiera e pettinava alle sfilate di Palazzo Pitti, è grande e poliedrica: le capita spesso di scovare scampoli strepitosi di Gucci, Saint Laurent, Emilio Pucci, Etro coi quali realizza creazioni esclusive. "Io ho cominciato a cucire in casa, poi in bottega dalla maestra sarta – racconta quasi commossa Nisetta – e facevo un po’ di tutto, spazzavo e consegnavo i capi a casa delle clienti. Ma soprattutto guardavo, facevo tesoro di tutto quello che vedevo intorno al tavolo da stiro e sotto la macchina per cucire. Allora ci chiamavano le ‘bardotte’ , le apprendiste delle sartorie". Tirava i punti molli, Nisetta, rubava con gli occhi le varie tecniche di cucito, imparava perfino il rammendo a tassello ora quasi scomparso.
"Oggi non si trova il personale. Scomparso quello italiano. Ci sono colombiane e albanesi brave, ma il problema è poterle tenere al lavoro. Un’artigiana come me non può permettersi nessun collaboratore", dice. "I ragazzi e le ragazze che escono dalle scuole di moda anche qui a Firenze vogliono fare tutti gli stilisti, non ci pensano nemmeno a imparare a tagliare e cucire e dalle scuole, compresi alcuni insegnanti, non esce nessuna nozione pratica e di esperienza utile. Così il mio mestiere va a sparire…". Peccato, ancora un’occasione persa.