TERESA SCARCELLA
Cronaca

Navigando verso Gaza: "In mare con la Flotilla. Non potevo dire di no"

Emilio Antonino, proprietario di un bar in via Gioberti e skipper con esperienza è pronto a imbarcarsi: "C’è bisogno di capitani, voglio fare la mia parte".

Emilio Antonino, proprietario di un bar in via Gioberti e skipper con esperienza è pronto a imbarcarsi: "C’è bisogno di capitani, voglio fare la mia parte".

Emilio Antonino, proprietario di un bar in via Gioberti e skipper con esperienza è pronto a imbarcarsi: "C’è bisogno di capitani, voglio fare la mia parte".

Firenze, 5 settembre 2025 – "Allora parto. È deciso". Lo ha comunicato cosi Emilio Antonino (in foto), titolare della ’Drogheria’, il bar tabacchi in via Gioberti, della sua decisione di imbarcarsi con la Global Sumud Flotilla. La grande missione umanitaria via mare, non violenta, che punta verso Gaza per rompere il blocco navale israeliano e portare aiuti, cibo e medicine al popolo palestinese. Mentre sulla terra ferma si alzano le voci a sostegno della flotta pacifica - ieri sono scesi in piazza anche a Firenze - decine di imbarcazioni, con a bordo centinaia di volontari provenienti da 44 Paesi sono salpate nei giorni scorsi dai porti di Barcellona e Genova. Altrettante salperanno domenica (la partenza era prevista per ieri ma è slitatta) dalla Tunisia e dalla Sicilia. Ed è proprio qui che Emilio Antonino isserà la vela con accanto la bandiera palestinese. Una decisione presa ieri mattina, all’ultimo minuto, per nulla prevista né tantomeno organizzata.

L’imprenditore/skipper è arrivato in Sicilia la scorsa settimana, dopo aver percorso 320 miglia insieme all’amica e artista Rebecca Bartolotti e alla sua cagnolina Frida, fedele compagna di viaggio, per portare una delle barche coinvolte nella missione da Ostia fino ad Augusta, cittadina sotto Catania. È ritornato dopo qualche giorno per dare una mano, poi la scintilla inaspettata. "Hanno bisogno di skipper, quindi parto - racconta a caldo - La barca che mi avevano assegnato non è risultata idonea. È arrivata stamattina (ieri per chi legge ndr) un po’ acciaccata. Ne aspetto un’altra, mi sono messo a disposizione". Un imprevisto che ha accolto istintivamente. Tant’è che in serata è dovuto tornare a Firenze per impacchettare il minimo indispensabile per vivere in mare aperto, su quei pochi metri quadrati galleggianti. E oggi dovrebbe ripartire per Catania. Una corsa contro il tempo per riuscire a preparare la barca e partire insieme agli altri. "Stiamo facendo del nostro meglio, spero di riuscire - racconta -. Quando ho saputo che servivano skipper mi sono fatto avanti. Non potevo fare altrimenti. Di fronte a tutto ciò mi sono sentito inevitabilmente coinvolto, in dovere di fare qualcosa. Mi sono venuti i lucciconi agli occhi".

Gli equipaggi sono organizzati in modo che ogni barca abbia a bordo skipper, meccanici, elettricisti, esperti di primo soccorso, insomma ’marinai’ competenti. Ma ci sono anche attivisti e giornalisti. Una decina i giorni di navigazione previsti, meteo permettendo. Ma non è l’unica incognita. "Sono convinto che questa missione chiuderà un cerchio, sarà un punto di svolta in ogni caso, a prescindere di come andrà - continua Emilio - E può andare solo in due modi: o tutto fila liscio oppure...non voglio pensare all’altra ipotesi. In entrambi i casi, i governi non potranno ignorarci".

Israele ha già lanciato uno sguardo fulminante sulla missione, ma questo non ha suscitato alcun passo indietro. "Non ci aspettiamo il tappeto rosso, ovviamente. Immagino ci fermeranno prima di arrivare a destinazione. È una possibilità. Ma le incognite sono troppe. Mi preoccupa la grandezza dell’operazione, siamo veramente tanti e questo può non fare piacere, ma noi faremo attenzione. Non c’è incoscienza - conclude -. In ogni caso l’obiettivo della missione è stato in parte raggiunto, ovvero far parlare di sé, sollevare l’attenzione mediatica. Tutta questa mobilitazione serve per dire ai governi: ’Svegliatevi. Quello che stiamo facendo noi, lo dovevate fare voi’".