"La movida? Basta gestirla con il buon senso, gli 'assistenti' non servono"

Intervista con Daniele Locchi, imprenditore nel campo della ristorazione e della notte

Daniele Locchi

Daniele Locchi

Firenze, 28 maggio 2020 - L'allentamento delle  misure sanitarie e la voglia di ritrovarsi dopo settimane di lockdown  hanno rinfocolato le polemiche sugli assembramenti nelle piazze più amate dai fiorentini. Come intervenire per evitare rischi sanitari salvando, allo steso tempo, il desiderio di socialità e le attività economiche collegate? Ne abbiamo parlato con Daniele Locchi, da anni animatore, con i sui locali, della vita serale e notturna a Firenze. Come mai questa voglia di movida? "La gente recupera la vita sociale, l'aperitivo è una delle varie modalità ormai storicizzate, e in questa fase si fa preferibile alla ristorazione tradizionale perché adesso quello che più si vuole è ritrovarsi. Due mesi di lockdown hanno prodotto sospensione di rapporti, amicizie, legami e anche di abitudini, quelle che fanno parte della vita di tutti. Perciò c'è grande voglia di stare insieme". C'è un 'caso' Firenze in questo senso, o siamo nella normalità? "A Firenze la cosiddetta movida, con le relative polemiche, c'è sempre stata. I turisti sono scomparsi, ma i "fiorentini" (città metropolitana inclusa) per fortuna no. Tornano a frequentare ed animare gli spazi che conoscono, cercano di riprendersi la vita sociale, che ha determinate caratteristiche da sempre. Piazza Santo Spirito ad esempio, è sempre stata la "piazza del popolo", pur se frequentata anche da tanti turisti. È una piazza unica adesso interamente affollata di locali serali e diurni come tutta San Frediano. Logico che la gente 'si assembri' lì, e a nulla possono valere i moniti "non vi assembrate". Perché in ultima analisi quando uno esce di casa per andarci non ha idea se il numero dei presenti sarà quello adeguato, e in ogni caso ci andrà proprio perché magari sa di rincontrare gli amici. Cosa non vietata da qualche giorno". Tuttavia c'è il rischio che comportamenti avventati possano far precipitare la situazione sanitaria. Come è possibile conciliare le varie esigenze? "Sono state stabilite delle regole dalla autorità sanitaria. Oltre all'igiene personale, facilitato dai dispenser a disposizione dai PE, ci sono le mascherine e il distanziamento. Queste regole, assieme ad altre gestionali, sono facilmente rispettate nelle aree di competenza dei gestori - dehor e tavolini in primis - e devono essere fatte rispettare con moderazione e buon senso nelle aree più libere, vedi le gradinate della chiesa. Lì una presenza visibile e non aggressiva ma vigile delle forze dell'ordine può funzionare come deterrente e anche come ruolo persuasivo, data la percezione ordinaria dell'uomo in divisa. E ancora: steward / camerieri nelle zone dei pubblici esercizi, e presidi intelligenti ma evidenti delle Forze dell'ordine nelle aree libere". Cosa pensa della proposta del ministro Boccia a di reclutare 'assistenti civici' per segnalare chi non rispetta le regole? "Mi sembra un provvedimento insensato e pericoloso. Insensato perché chiunque abbia a che interagire con i comportamenti altrui, con qualsiasi motivazione e obiettivo, deve essere formato alla funzione che dovrebbe svolgere. Si tratta di conoscere i rudimenti della legge, della sua applicazione, dei comportamenti da monitorare, delle modalità di intervento, della psicologia necessaria a interagire e non a intervenire. Quindi, se va bene, uno che non sa cosa sta facendo e come debba fare quello che non sa, non farà nulla, non inciderà su nulla, non modificherà nulla. Pericoloso perché date le carenze di cui sopra, potrebbe muoversi e agire nella maniera peggiore, generando tensione e anche risse o pestaggi. Credo sia l'idea più balzana e sconsiderata che ho sentito annunciare negli ultimi mesi, e visto il periodo nel quale stiamo vivendo, rappresenta davvero il punto di non ritorno della ratio di chi vorrebbe governare un fenomeno sociale così delicato". Da imprenditore come valuta la situazione che si è venuta a creare con l'epidemia Covid? "Penso che il disastro economico prodotto dal lockdown si stia saldando con quello ancora più pericoloso dello scatenamento di divisioni e tensioni sociali. In questo momento così pieno di problematiche quasi di sopravvivenza di aziende e lavoratori, c'è bisogno di condivisioni, collaborazioni e solidarietà. Esattamente il contrario del ronzio dei droni, della caccia all'untore o ancora peggio delle urla di improvvisati vigilantes della sanità pubblica. Si è voluto terrorizzare per ottenere. Adesso dobbiamo rassicurare e incitare alla coesione. Se si pensa ancora una volta di obbligare ai comportamenti utili e necessari anziché di ottenerli con il coinvolgimento, la moderazione e il buon senso, il disastro non è dietro l'angolo. Sarà l'intero edificio, a crollare".

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