
Silvano Campeggi
Firenze, 29 agosto 2018 - Sulla saracinesca in piazza della Passera i suoi cavalli rampanti continuano a rammentarci la corsa impetuosa di Ben Hur. Un segno vibrante, energico, drammatico, denso di colore e pathos come solo lui sapeva trasmettere trasverso i suoi manifesti per il cinema. Quella quadriga su sfondo rosso Nano l'ha dipinta mille volte, anche sulla porta del suo laboratorio in Oltrano, dove sul finire degli anni Trenta, poco più che ragazzo, aveva cominciato la sua grande avventura di pittore, poi prestato a Hollywood.
Silvano Campeggi se ne è andato questa mattina, con i suoi 95 anni da eterno ragazzo invecchiato quasi per vezzo, ancora affascinante, sorridente, stretto fra le braccia di Elena, moglie, compagna, musa e madre del loro figlio Giovanni, da cui sono nati i tre adorati nipoti. Lì, nella Firenze degli artigiani e degli artisti era stato a imparare come si disegna e si dipinge da Ottone Rosai: "Mi diceva sempre, sporcali un po' questi colori, sono troppo accesi, sfumali".
Nano raccontava spesso di questo insegnamento, che però non aveva voluto o potuto mettere in pratica. Perchè era così che sentiva la pittura: brillante. Perfetta per le case cinematografiche americane , dalla Metro Goldwyn Mayer, alla Warner Brothers, dalla Paramount alla Universal, dalla Columbia Pictures alla Twentieth Century Fox, che nel Dopoguerra si innamorarono del suo genio multicolor. Una dopo l'altra, arrivarono le commesse per immortalare tutti i divi del grande schermo, quegli stessi che continuano a vivere nell'immaginario collettivo con il sorriso, l'ironia, le lacrime e la passione fermati nel tempo da Nano Campeggi: Vivien Leight-Rossella resterà eternamente giovane come nel manifesto di Via col Vento, dipinta di profilo, stretta fra le braccia del suo Clark Gablen-Rhett.
Lo stesso si può dire per l'impalpabile atmosfera fra sogno, mistero, amore e tristezza che avvolge il manifesto di Casablanca con i volti frementi di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, belli e intensi come forse non saranno più. Il lavoro lo aveva portato al di là dell'Atlantico. Ma Silvano voleva vivere a Firenze, dove è sempre rimasto, sconfinando solo per andare ad abitare sulle colline di Bagno a Ripoli, o per rifugiarsi in estate nella "casina" di Pomonte all'Elba. Due case sempre aperte agli amici, piene di gioia e di festa, di arte e di cene preparate da Elena. In piazza della Passera Nano continuava a tenere aperta quella che chiamava la "Botteghina" per incontrare le persone, dipingere, respirare l'aria della sua città e partecipare alla vita del quartiere. Perchè Campeggi amava Firenze e Firenze amava Campeggi. La sua ultima mostra si è chiusa il 7 gennaio scorso proprio in Sala d'Arme di Palazzo Vecchio, dal titolo "Silvano Campeggi. Fra divi e diavoli", voluta dal sindaco Nardella e dalla presidente della commissione cultura Federica Giuliani.
Un'antologica che dimostrava come l'artista non si fosse fermato con la cinepresa. Nano non è stato infatti solo un principe della cartellonistica, ma un pittore e un ritrattista di prim'ordine. Disegnava e dipingeva ancora, tutti i giorni. Tra le numerose serie, basti ricordare le donne di Puccini, Napoleone, i personaggi storici di Firenze, Pinocchio. Oppure, appunto, i divertissement sui diavoli. O ancora i manifesti per il festival del Maggio Musicale, per il Calcio Storico, il Palio di Siena.
Fra i tantissimi premi e riconoscimenti nel 2000 ricevette anche è il Fiorino d'Oro e oggi Nardella scrive: "Un grande artista, geniale e sensibile, che ha portato il nome di Firenze nel mondo con le sue locandine cinematografiche. Lui che ha dipinto tanti diavoli oggi torna tra i suoi angeli. Addio Nano". Parole di dolore e commozione arrivano anche dal sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini: "Dolore per la scomparsa e un sentimento di privilegio nell’aver conosciuto un uomo così, un grande artista ma anche una persona umanamente straordinaria. Ricordiamo la sua attiva e costante partecipazione alla vita culturale della comunità ripolese. Non lo dimenticheremo mai”. Di lui non ci restano solo i ricordi, ma anche i sogni creati con la sua pittura. E uno straordinario autoritratto donato agli Uffizi qualche anno fa, dove ci lascia la sua immagine di tre quarti, con il volto coperto e con la sua candida capigliatura in primo piano. E lo sguardo di chi è già orientato altrove. “Ho anche un mio autoritratto proprio agli Uffizi, che viene da una mostra di dipinti fatti alle spalle; è un autoritratto che feci per una mostra posta in un'altra sala del Museo e che poi loro hanno deciso di tenere. L'ex direttrice Cristina Acidini mi disse “Questo ce lo devi lasciare, cosi passi alla storia”.
I funerali si svolgeranno giovedì 30 agosto alle 16 nella chiesa della Pentecoste a Bagno a Ripoli.