
La sindaca annuncia l’intenzione di riprodurre la scritta ’Basta al massacro e alla morte dei bimbi’. Il prefetto Ferrandino ricorda che "il valore civile del lavoro è il pilastro della Repubblica".
di Antonio PassaneseFIRENZENel giorno in cui l’Italia celebra la nascita della Repubblica e i valori fondanti della democrazia, la sindaca di Firenze Sara Funaro ha scelto di legare la memoria del 2 giugno a un messaggio di pace forte e attuale. Durante le celebrazioni ufficiali, ha infatti annunciato l’intenzione – concordata con lo storico dell’arte Sergio Risaliti, direttore del Museo del Novecento – di proiettare una scritta sulla facciata di Palazzo Vecchio e sui musei civici per dire “basta al massacro”, “basta alla morte dei bambini”, “basta alla morte dei civili” nella Striscia di Gaza.
Un’iniziativa simbolica, che vuole restituire alle istituzioni fiorentine una voce chiara contro ogni forma di violenza. "Nel giorno della Repubblica – ha detto Funaro – è nostro dovere ricordare che la pace, la libertà e il rispetto della vita umana sono pilastri da difendere ogni giorno, ovunque nel mondo".
L’obiettivo, ha spiegato la sindaca, è lanciare da Firenze un segnale forte e visibile sulla tutela dei diritti umani, utilizzando i luoghi più rappresentativi della città. Una presa di posizione chiara, che punta a ribadire che la violenza sui civili, ovunque avvenga, non può essere ignorata. La proiezione dovrebbe essere realizzata nei prossimi giorni, compatibilmente con le autorizzazioni tecniche e istituzionali. Non solo. Ieri, la prima cittadina, sulla scia del governatore Eugenio Giani e del presidente del Palazzo del Pegaso Antonio Mazzeo, ha chiesto al governo il riconoscimento dello Stato di Palestina. "Voglio ringraziare pubblicamente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché ha preso una posizione molto chiara, di condanna su quello che sta succedendo a Gaza, contro quello che sta facendo Netanyahu, la stessa posizione che ci piacerebbe venisse presa dal nostro governo". E ancora: "Noi come Comune di Firenze lo stiamo facendo in tante occasioni, lo abbiamo fatto chiedendo con il nostro Consiglio comunale e con i Comuni della Città metropolitana il riconoscimento dello Stato di Palestina già nel passato, lo abbiamo fatto con il sudario, continueremo a farlo con tante iniziative".
Quella di ieri è stata una Festa della Repubblica nel segno della sobrietà e dei valori fondanti della Costituzione. Firenze ha celebrato il 2 giugno con l’Alzabandiera in piazza della Repubblica alla presenza del prefetto Francesca Ferrandino, del governatore Eugenio Giani, della prima cittadina e delle autorità civili e militari. Sull’Arengario di Palazzo Vecchio il momento istituzionale più atteso: la consegna delle Onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana a 26 cittadini distintisi per impegno, professionalità e dedizione. Un riconoscimento che, come ha ricordato Ferrandino, "testimonia il valore civile del lavoro come pilastro della nostra Repubblica". E mentre era in corso l’intervento della sindaca, un gruppo di attivisti anti Nato e proPal ha inscenato una manifestazione di protesta con cartelli e bandiere, provocando la reazione di Funaro: "Permettetemi un messaggio ai manifestanti – le sue parole – Siamo i primi a dire Palestina Libera".
In piazza della Signoria, presenti in prima fila studenti, rappresentanze militari, corpi dello Stato e semplici cittadini. A fare da cornice, le note dell’Inno di Mameli e le letture ufficiali del messaggio del Presidente della Repubblica. Una giornata di memoria e impegno, nel segno dell’unità nazionale. Le celebrazioni si sono chiuse con l’esecuzione dell’Inno di Mameli e la presenza di molti giovani, a cui è stato affidato il compito di custodire i valori repubblicani nel futuro.
"Il 2 giugno 1946 l’Italia, tra monarchia e Repubblica, scelse la Repubblica. Fu un voto particolare – ha ricordato Giani –, un ritorno alla democrazia dopo una dura battaglia per la liberazione e dopo che la monarchia, che si era compromessa con la dittatura, era fuggita da Roma a Brindisi dopo l’armistizio dell’8 settembre".