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Missione acqua pubblica : "Rinunciare ai privati è possibile. Ma bisogna ripensare il bando"

Alessandro Volpi, professore di Scienze politiche a Pisa: "I bilanci dei Comuni non sarebbero appesantiti. La strada è un prestito garantito dalle tariffe. Con una società in house ci sarebbe controllo sulle scelte".

Alessandro Volpi, professore di Scienze politiche a Pisa: "I bilanci dei Comuni non sarebbero appesantiti. La strada è un prestito garantito dalle tariffe. Con una società in house ci sarebbe controllo sulle scelte".

Alessandro Volpi, professore di Scienze politiche a Pisa: "I bilanci dei Comuni non sarebbero appesantiti. La strada è un prestito garantito dalle tariffe. Con una società in house ci sarebbe controllo sulle scelte".

L’acqua pubblica in Toscana "si può fare", promette il professore del dipartimento di Scienze politiche all’università di Pisa Alessandro Volpi (foto). Non solo, "non è necessario alcun aumento di capitali sulle spalle dei Comuni", la replica dell’ex sindaco di Massa rivolta all’accademico emerito - ed ex assessore a Palazzo Vecchio - Alessandro Petretto, intervistato da La Nazione e di parere opposto.

Anche lei, come il numero uno di Publiacqua Perini, pensa sia ‘fattibile’?

"Esatto. Può avvenire attraverso la contrazione di un prestito bancario ripagato con la quota parte ripubblicizzata non più destinata al privato. Si contrae debito per liquidare le partecipazioni dei privati allo scadere delle concessioni e il gestore dell’acqua avrebbe come garanzia la tariffa di migliaia di utenti, e quindi sarebbe ‘bancabile’. Ma l’aggravio sui Comuni non è colossale".

Parliamo di un’operazione dal costo complessivo di almeno mezzo miliardo. Per Petretto "un ritorno al passato economicamente ingiustificabile". "Sin qui i benefici goduti dal privato, i cui piani industriali sono stati spesso rispettati parzialmente, sono largamente superiori rispetto a quelli degli utenti. Mentre la riacquisizione delle quote da parte del pubblico consentirebbe di destinare una parte dei ricavi delle tariffe al rimborso del prestito bancario, senza devastare le casse dei Comuni. Una gestione pubblica vuol dire tante cose…".

Ovvero?

"Una società pubblica decide come gestire gli utili, direziona gli investimenti sulle infrastrutture meno remunerative o a sostegno di utenze fragili. Evitare il dividendo finanziario a favore del dividendo della società controllata dai Comuni, alla fine, diviene una scelta politica".

A proposito di società: benefit o in house?

"Basta sia totalmente pubblica. Per me la strada migliore è la seconda, consentirebbe un controllo reale senza particolari complicazioni normative".

Ma come la mettiamo con la Multiutility così come pensata sino a oggi?

"Se intesa come processo che tiene insieme l’acqua è indispensabile che sia pubblica. E’ possibile una politica dei servizi essenziali pubblici in grado di sfruttare competenze trasversali, bacini di utenze estesi, integrare aree con scarsa disponibilità d’acqua con quelle che ne hanno di più. La Multiutility sarebbe la società in house perfetta, tutta partecipata dai Comuni che affidano il servizio".

E il prezzo da pagare?

"Andrebbe ripensata la divisione dei diversi ambiti territoriali ottimali. Servirebbero Ato più vaste che tengano insieme idrico, rifiuti e altri servizi, sotto una proprietà e una regia pubblica. Questo riporterebbe il servizio su una scala di sostenibilità finanziaria, tariffaria oltre che valoriale. E’ anche un modo per recuperare la dimensione politica del servizio pubblico locale". Resta il bando Ait per la concessione del servizio idrico per Firenze e dintorni. La formula mista 70-30% pubblico-privato non fa rima con quanto diceva lei.

"Ecco perché i Comuni dovrebbero rivedere le proprie posizioni e fermare questo percorso. Capisco che il tema sia decisivo di questa campagna elettorale per le Regionali, ma il bando è da ripensare. Altrimenti ripubblicizzare l’acqua diventa impossibile, o peggio il risultato sarebbe quello di una Toscana a macchia di leopardo, in certe zone con l’acqua pubblica, in altre privata".

Eppure qualche giorno fa l’assessore Bettarini in consiglio comunale ha detto l’esatto contrario: avanti tutta col bando Ait con formula mista. "Vuol dire che la narrazione della ripubblicizzazione, peraltro uno dei punti sottoscritti dalla coalizione che sostiene Eugenio Giani cari ad Avs e al M5s, non è realizzabile".