Mettiamo il Parkinson al tappeto "Curo i pazienti con il pugilato Ora proviamo con la realtà virtuale"

Maurizio Bertoni, medico ortopedico, ha introdotto questa speciale terapia studiata a New York

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A quattro anni dalla sua nascita, l’associazione "Un gancio al Parkinson" ha fatto passi da gigante: sta trattando più di 100 pazienti di età tra i 45 e gli 80 anni con il pugilato. A introdurre in Italia questo sport come terapia per il Parkinson è stato Maurizio Bertoni, medico ortopedico. I risultati sono tali che ora l’associazione fiorentina è chiamata in tutta Italia per formare nuovi istruttori e fisioterapisti specializzati nella boxe per il Parkinson.

Dottor Bertoni, dove ha scoperto che il pugilato fa bene? "A New York: in America è molto praticato come terapia riabilitativa. Abbiamo iniziato ospiti della palestra Training Lab di via Scipione Ammirato. È un successo tale che vengono anche da fuori Firenze e avremmo bisogno di più spazio".

Dall’America ha importato anche il trattamento Sensory station.

"E’ da tempo in uso negli Stati Uniti in centri di ricerca universitari e società sportive professioniste di football, basket o baseball. Si tratta di una batteria computerizzata di test e training che permettono di migliorare le capacità visio-motorie in tutte le sue caratteristiche e l’equilibrio. Col supporto del Rotary club, la stiamo usando su pazienti con Parkinson e abbiamo rilevato miglioramenti nell’equilibrio, nella reattività occhio-mano e nelle capacità visive.

Ora introducete un’ulteriore novità tecnologica?

"Dall’Università della Virginia è arrivata la realtà virtuale. La sperimenteremo seguiti dal nostro comitato scientifico formato da neurologi fiorentini e di fuori città e da ricercatori delle Università dell’Ohio e Boston. Attraverso l’Oculus, gli occhiali che immergono nella realtà virtuale, è possibile "giocare" a palla con un avatar, scansarla, tirarla, schivarla. Abbina un’attività motoria intensa a una cognitiva, con stimoli anche sulla parte emotiva e psicologica in pazienti che tendono spesso a essere depressi a causa di questa malattia. I dati fiorentini che emergeranno dall’uso di questa nuova tecnologia saranno poi inviati alle università americane per ulteriori studi in materia".

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"E sempre più giovane. Ne soffrono 3000 fiorentini, oltre 20 mila persone in Toscana. Il 25% sono donne; l’età dai 45 in su. Non si riesce a capire l’aumento di casi né perché le cellule nervose smettono di produrre la dopamina, neurotrasmettitore coinvolto in tante attività dell’organismo tra cui il movimento, l’equilibrio, la psiche e dunque il benessere. La diagnosi precoce è importante: non si guarisce, ma si può rallentare lo sviluppo di una malattia che coinvolge tutta la famiglia, non solo il paziente".

Manuela Plastina

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