PIETRO MECAROZZI
Cronaca

"Volevo una ricetta, ha abusato di me". Medico a processo per violenza

Dalle battute fuori luogo alla proposta di una visita ginecologica: il racconto della cinquantenne. Uscita dallo studio la donna, sotto choc, ha chiesto aiuto ai parenti. Il processo a settembre

Tribunale (immagine di repertorio)

Tribunale (immagine di repertorio)

Firenze, 5 aprile 2024 - È entrata nell’ambulatorio della guardia medica per farsi prescrivere dei farmaci. Sono i primi di gennaio del 2023, il suo medico di base è in ferie, l’unico modo per avere una ricetta è quello di rivolgersi al servizio di continuità assistenziale. Dopo il rifiuto del dottore di turno, la donna viene travolta dall’ansia, il fiato diventa affannoso: l’uomo decide quindi di sottoporla a una prima visita, misurandole la pressione e ascoltando il battito cardiaco. Tutto in regola. Da lì, però, cominciano battute fuori luogo, ammiccamenti anomali e domande scollegate dai dolori lamentati dalla 50enne. Il medico, 70enne, le propone poi di sottoporsi a una visita ginecologica. Una mossa che lì per lì coglie di sorpresa la donna, che decide comunque di fidarsi, in quanto il medico si presenta come un esperto ginecologo. Pochi minuti dopo, però, si trova stesa sul lettino dell’ambulatorio: i pensieri corrono rapidi nella mente, non riesce a reagire, né a capire. L’uomo, secondo quanto si legge negli atti della procura di Firenze, svolge delle manovre inconsuete, tecniche di ispezione e d’esame che la 50enne non ha mai ricevuto in nessuna altra visita ginecologica, e che avrebbero simulato l’atto sessuale. Uscita dal piccolo centro sanitario del Mugello, la donna è scioccata: con sms e chiamate confessa quanto successo ad amici e familiari. Poi scatta la denuncia alle forze dell’ordine.

E pochi giorni fa, il gip Agnese Di Girolamo, su richiesta del pm Alessandro Piscitelli, ha rinviato a giudizio il medico di 70 anni con l’accusa di violenza sessuale. La donna, difesa dall’avvocato Dimitri Caciolli, ai carabinieri ha inoltre raccontato con precisione i momenti in cui ha capito che qualcosa in quella visita di routine non stava andando per il verso giusto.

"Era entrata in ambulatorio per chiedere dei medicinali, alcuni appartenenti alla categoria degli antidepressivi – spiega il legale Caciolli –, ha poi lamentato dei dolori alla testa e altri più lievi al petto, come una sorta di dispnea". Non ci sono sintomi, si legge ancora negli atti, che possono giustificare una procedura del genere. "Si è fidata del contesto, del camice bianco – continua Caciolli –, senza chiedersi se fosse davvero necessario un esame del genere". Il processo prenderà il via con la prima udienza il prossimo 13 settembre.