REDAZIONE FIRENZE

Mazzette per appalti Anas Cinque anni all’ex capo

Maxi condanna, in abbreviato, per l’allora numero uno del Compartimento. Aveva accumulato un tesoro: anche una collezione di quadri di Schifano

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Mazzette all’Anas, tre condanne, altrettanti patteggiamenti, due rinvii a giudizio e alcune assoluzioni nell’udienza davanti al gup Gianluca Mancuso.

La pena più alta, in abbreviato, è stata inflitta all’ex capo compartimento della Toscana, Antonio Mazzeo, condannato a cinque anni e quattro mesi oltre pene accessorie.

Tre anni a quattro mesi, sempre con lo ’sconto’ del rito, al geometra Antonio Bitetto; un anno e mezzo a Gianfranco Recupero, amministratore della Scae srl. Hanno patteggiato Riccardo Graziani (18 mesi), legale rappresentante della Intergeos srl; Domenico Guigli della Stradedil srl (18 mesi) e Gaetano Peluso (2 anni) amministratore della Delta Costruzioni srl. Cinque le società che hanno patteggiato sanzioni pecuniarie da 6.886 a 17.200 euro. Rinviati a giudizio (prima udienza il 14 settembre) Carmelo Carrara, della Scae, e Maria Mastrandrea, moglie di Mazzeo, quest’ultima accusata di falsa testimonianza perché in interrogatorio aveva giustificato le ricchezze del marito (compresa una collezione di 61 quadri del pittore pop Mario Schifano) dicendo che erano frutto di consulenze. Il giudice ha infine assolto Angelo e Giacomo Grazzini, della Grazzini Cav. Fortunato, l’amministratore di Costrade Vincenzo Loconte e Paolo Bertini della Crovetti Dante srl.

Altre posizioni (tra cui quelle dei dirigenti Anas Roberto Troccoli e Nicola Cenci e l’imprenditore Francesco Mele) erano già state definite con i patteggiamenti perfezionati nell’ottobre del 2018.

L’inchiesta, condotta dal pm Giuseppina Mione, aveva fatto emergere un sistema fatto di regalìe e tangenti per assegnare lavori sui tratti stradali di competenza dell’Anas. Tra questi, lavori sull’Aurelia a Migliarino o alle gallerie San Carlo e Poggio Bastione, sulla Cisa, sulla Tosco-Romagnola o sulla Ss 325 Val di Setta-Val di Bisenzio. Nell’ambiente, erano stati definiti ’’la banda del tre per cento“ perché per aggiudicarsi i lavori, le imprese avrebbe versato una mazzetta ai vertici del compartimento regionale dell’importo pari al tre per cento del valore totale dell’appalto. L’inchiesta che, in più tranche, portò alla decapitazione dei vertici toscani dell’Anas. Il sostituto procuratore Giuseppina Mione ha contestato una rete di corruzione, tessuta, secondo le accuse, dall’ex capo compartimento di Firenze, Antonio Mazzeo (finiti agli arresti domiciliari nel 2015) che varcava ampiamente i confini della regione in cui avevano materialmente luogo i lavori da eseguire.