ESCLUSIVA / Matteo Renzi tra politica e tv. "Il mio abbraccio di cuore a Firenze"

L'intervista all'ex presidente del Consiglio

Matteo Renzi in televisione al timone di «Firenze secondo me» Il 30% dei fiorentini è rimasto incollato alla tv

Matteo Renzi in televisione al timone di «Firenze secondo me» Il 30% dei fiorentini è rimasto incollato alla tv

Firenze, 24 dicembre 2018 - Dopo le polemiche e gli attacchi su un presunto flop televisivo, per la seconda puntata di “Firenze secondo me” è arrivato il colpaccio. Uno share del 2,9% a livello nazionale, il doppio di quanto fanno i programmi di punta di Nove. Con il 30% dei fiorentini rimasto incollato alla tv per vedere Matteo Renzi raccontare la sua città.

Renzi, a lei che effetto fa?

«La cosa che mi colpisce non è la polemica sullo share: era ovvio che la diffusione sarebbe stata meno forte perché Nove non è la Rai né Canale 5. Ma mi commuove quel 30% di fiorentini che è rimasto a guardarmi: mi colpisce che chi mi conosce ormai per un’antica frequentazione, dietro al docufilm abbia riconosciuto il mio desiderio di restituire un po’ dell’amore ricevuto da Firenze. Sono davvero felice dell’accoglienza dei fiorentini che mi hanno inondato di email, suggerimenti e valutazioni. E per le tante curiosità che sono emerse, tipo che quando ho fatto il premier mentre decidevo di investire un euro in cultura e uno in sicurezza, stessi pensando alla Porta del Paradiso».

Firenze, insomma, resta il suo fortino...

«Per carità, magari mi hanno guardato anche tanti che non mi voteranno mai. Ma almeno hanno riconosciuto il mio amore per la città. Per questo mando un grande abbraccio a tutti».

Ora che ci ha trovato gusto continuerà a fare televisione?

«E’ evidente che lo spirito di ‘Firenze secondo me’ resterà un unicum. Magari ci saranno altri che faranno Milano, Roma, Napoli, Torino secondo loro... Abbiamo inventato un format. Ora sono curioso di vedere la reazione alle prossime due puntate dove esplode la vera fiorentinità con Pinocchio, Lisa Gherardini, la Certosa del Galluzzo, la campana della Piagnona, il calcio storico, via Tornabuoni, l’Oltrarno. Per quanto mi riguarda è evidente ciò che succederà: la trasmissione si conclude simbolicamente a Palazzo Madama, che era una residenza medicea a Roma, ma è anche sede del Senato. Il significato è che torno a far politica, non è che mi metto a fare lo showman. Però ringrazio Lucio Presta, la sua Arcobaleno Tre e Discovery per aver creduto in questa fantastica avventura. Abbiamo fatto il doppio dello share di quello che di solito fa il canale Nove. Più del doppio dei programmi culturali e di Saviano. Questo vuol dire che Firenze interessa».

Restiamo a Firenze. Nardella è il candidato giusto per vincere il populismo che soffia col vento di destra?

«Dario sta facendo un ottimo lavoro e credo che i fiorentini gli daranno una mano per fare altri cinque anni insieme: sono ottimista sulle elezioni di maggio».

Nonostante la voglia di cambiamento?

«Mi sembra che dopo i primi sei mesi del governo del cambiamento ci siano già i primi rimpianti. E i prossimi sei dimostreranno che questo governo di cialtroni nella sostanza è un peggioramento. I fiorentini che hanno la testa sulle spalle non butteranno a mare un modello di città che funziona. E’ gente a cui piace criticare e far polemica, ma Firenze alla fine ha un cuore grande. Sentire Salvini che spara sui derelitti è inconciliabile con il dna di una città che non ha mai permesso di scherzare sui valori veri, etici e civili».

Quindi la Lega non sfonderà a Firenze?

«L’offensiva leghista sarà respinta da Firenze. E quando la crisi economica inizierà a mordere, basterà uno spillo per far scoppiare il palloncino gonfiato di Salvini».

Il ministro dell’Interno è arrivato a Firenze annunciando un milione mezzo di investimenti per la sicurezza della città. Un po’ poco. L’impressione dei fiorentini è che al governo non ci sia più la stessa attenzione per una città che ne meriterebbe di più...

«Diventeremo un Paese civile quando riconosceremo a Firenze la funzione di città perla del mondo, come avrebbe detto La Pira, non perché c’è un presidente del consiglio che la promuove, ma perché Firenze merita. Dopo la grande retorica sulla sicurezza, Salvini è arrivato a Firenze con la bocca piena di parole e le mani vuote di quattrini: io da premier non portavo soldi solo alla mia città, gli investimenti li facevo anche in Veneto o in Sicilia. Portando 500mila euro all’anno a Firenze, Salvini ha squalificato la sua presenza da ministro dell’Interno».

Sull’aeroporto c’è l’impressione che Firenze possa restare tagliata fuori da una guerra fra Movimento Cinque Stelle e la Lega che una volta sta da una parte e una dall’altra.

«Bisogna dire che sull’aeroporto non siamo all’anno zero. C’è un fatto nuovo e di portata storica in Toscana: Firenze e Pisa stanno insieme. Che si siano unite è un passo avanti enorme di cui bisogna dare atto ai Comuni di Firenze e Pisa e alla Regione. Quando ho iniziato a fare il sindaco la pista parallela era un’idea minoritaria, oggi è l’idea maggioritaria. Ci sono le autorizzazioni, i documenti in regola, i soldi. Siamo a un passo dalla conclusione di una battaglia durata mezzo secolo».

Ma ancora non è vinta, un giorno il ministro leghista Centinaio dice no, quello dopo Salvini dice sì. Con i pentastellati caricati a molla contro la pista...

«Centinaio ha dimostrato di non capire nulla ed è stato smentito da Salvini. Il punto politico è che i grillini sono una sciagura per le infrastrutture italiane, dicono no a tutto, salvo poi che per garantirsi la poltrona sono costretti a far passare Tav, Tap e terzo valico. Toninelli e chi continua a bloccare lo sviluppo credo che alla fine ne debba rispondere di tasca propria di fronte alla Corte dei Conti».

Traditori e tradimenti. Ha contato quanti dei ‘suoi’ sono scappati e stanno scappando?

«Nella trasmissione ‘Firenze secondo me’ ricordo un grande personaggio, Farinata degli Uberti che dice che per difendere Firenze bisogna combattere a viso aperto. Io credo che la politica sia così. Nel nostro Paese c’è l’abitudine a stare con il vincitore quando è forte e a scappare quando perde. Un modo di fare diffuso che non mi stupisce e non mi ferisce in persone che non hanno una visione ideale della politica, ma la usano solo per sistemarsi sulla poltroncina».

E lei ora cosa fa nel Pd?

«Non farò mai una corrente. Quando lo hanno capito, tanti di quelli che quando ero debole non stavano con me e si sono avvicinati quando abbiamo fatto la cavalcata del 40%, se ne sono andati, ma saranno i primi a voler tornare. Io preferisco stare nella parte di quelli che hanno crediti e non debiti, me lo ha insegnato mio nonno, un sensale che vendeva maiali nel Valdarno fiorentino. Rispetto tutti, anche quelli che hanno avuto tutto grazie a me, non riceveranno neanche una parola polemica. Col Sommo Poeta diciamo ‘non ragioniam di loro, ma guarda e passa’».

E’ pronto per fondare il suo partito?

«Sono impegnato in una battaglia educativa e culturale contro i cialtroni che stanno al governo. I piccoli litigi quotidiani non mi toccano, sono altrove. Il mio ruolo è rappresentare la città di Firenze e Scandicci al Senato, a intervenire sulla legge di Bilancio come ho fatto fino a sabato sera».

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