"Mascherine sì, ma trasparenti per vederci in volto"

Provocazione d’artista a cura di Julius Camilletti Allo scoppio della pandemia ha ideato un distanziometro

Migration

"La mascherina? Di plastica trasparente perché solo così ci si può riconoscere". È la provocazione artistica di Julius Camilletti, il poliedrico personaggio, nato a Melbourne in Australia 60 anni fa e molto noto a Campi dove risiede da sempre. Da adulto ha iniziato a dipingere, dando vita al suo ormai famoso "trattilismo", scrivere racconti e poesie al contrario, recitare e "ideare tutto quello che viene in mente" dice Camilletti che si è fatto conoscere anche per il suo particolare saluto "a modo mio" che oggi, ai tempi del Covid-19, sembra quasi profetico. "Da anni non saluto nessuno stringendo le mani perché non lo ritengo igienico – spiega il campigiano – Così mi piego leggermente in avanti verso la persona che sto salutando in segno di reverenza, metto le mani davanti al mio viso, senza toccarlo, e guardo la persona negli occhi, con un bel sorriso, come segno di soddisfazione per averla incontrata".

Un gesto semplice – che sui social network spopola – a cui sono seguiti altre intuizioni "artistiche" come il distanziometro umano: una serie di stecche di legno lunghe poco più di un metro da allacciare alla vita. "L’ho invento a gennaio, per il mio compleanno. Avevo sentito quello che stava accadendo in Cina ma ancora non si parlava di pandemia, in Italia ancora non si conosceva il Covid-19". Sempre in tempi non sospetti ha realizzato la mascherina firmata con il proprio nome e, adesso, che tali protettivi sono diventati obbligatori, ha pensato alla versione trasparente. "Sembriamo tutti banditi, quando ci incontriamo per strada non ci riconosciamo – dice Camilletti – e questo potrebbe essere un problema anche per la sicurezza. Dopo una lunga polemica sul velo e sul burqa adesso tutti abbiamo il volto nascosto". B.B.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro