Maria Cristina Ogier, la traslazione dei resti

Le parole dell’arcivescovo Betori alla traslazione dei resti della ragazza che viveva sognando il Paradiso. "È stata una giovane sempre pronta a consolare chi ne avesse bisogno, con il Signore al primo posto"

Da sinistra, l’abate Bernardo, il cardinale Betori e i membri del tribunale

Da sinistra, l’abate Bernardo, il cardinale Betori e i membri del tribunale

Firenze, 9 gennaio 2023 - Se il chicco di grano caduto sotto terra non muore non porta frutto, ma se muore ne porta molto, insegna il Vangelo. Così è stato per la testimonianza di Maria Cristina Ogier, morta a 19 anni, l’8 gennaio 1974, dopo una vita di sofferenze per un tumore con il quale lottava da quando di anni ne aveva quattro, ma tutta dedicata agli altri, con opere concrete che proseguono oggi nelle case famiglia per disabili che portano il suo nome. Per la ragazza che viveva sognando il Paradiso, la fase diocesana del processo di beatificazione, aperta nel settembre 2013, si è conclusa l’8 gennaio 2016, fino alla traslazione ieri pomeriggio, delle due teche con i suoi resti mortali all’interno della basilica di San Miniato, nel primo gradino della scala sinistra che accede alla cripta. Una cerimonia molto partecipata, preceduta dalla preghiera dell’ora nona presieduta dal cardinale arcivescovo Giuseppe Betori, con le voci dei monaci di San Miniato e del loro abate Bernardo. Le operazioni della traslazione hanno reso necessaria la presenza dei membri del tribunale ecclesiastico, con padre Francesco Romano, giudice delegato, che ha letto il rogito, con le necessarie notizie canoniche, inserito poi sigillato nella teca principale.

"La breve, ma intensa vita di Maria Cristina Ogier racchiude il messaggio di chi si è fatto testimone della presenza del Signore che ci incontra sulle strade della vita e ci chiede di accoglierlo e accompagnarlo da zoppo, cieco, malato, povero del necessario ma ricco di speranza - le parole dell’arcivescovo Betori all’omelia -. La fede in germe, con precoce fioritura, attraversa giorno dopo giorno il progredire degli anni di Maria Cristina, con gli insuccessi umani, i limiti di un corpo ridotto nelle funzioni della deambulazione e perfino della scrittura, il dolore devastante - ha detto ancora Betori -. È stata una giovane ottimista, gioiosa e sempre pronta a consolare chi ne avesse bisogno. Tutto veniva da lei accolto e vissuto nella fede. Nel suo diario si legge: ‘Io dal Signore accetto tutto’. Questa frase si riferisce alla prospettiva di rimanere su una sedia a rotelle e cieca, senza poter più assistere i bisognosi. Maria Cristina ha vissuto nel desiderio del Paradiso e chiamava la morte ‘benevola amica che mi congiungerà per sempre al mio Signore’. Mai si è affidata alle proprie forze, ma totalmente a Dio".

E non è una questione anagrafica: "La giovane età non la rinchiude in uno stereotipo. - ha concluso il cardinale - La cosa che sorprende e affascina leggendo la vita di questa giovane donna è di potervi vedere immagini di vita vera che parlano a ogni età e a ogni condizione".

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