
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Nell’architettura complessiva dell’inchiesta, Niccolò Marchionni è posizionato in un ruolo di spicco. Ma nelle richieste di misura interdittiva, calibrate dai pm Luca Tescaroli e Antonino Nastasi su alcuni specifici episodi, il suo presunto coinvolgimento è più limitato e sta nel perimetro di una manovra messa in atto - secondo l’accusa - per convincere una dottoressa a rinunciare a un posto da ricercatrice oggi, per ambire a una cattedra domani. Nel linguaggio del codice penale, è stato tradotto in induzione indebita a dare o promettere utilità, in concorso con un altro super prof, Corrado Poggesi (altro destinatario di richiesta di misura) e la beneficiaria di questa promessa, Benedetta Tomberli.
"Per la Tomberli avrei pensato questo: facciamo prendere il posto indeterminato", dice Marchionni intercettato, svelando i suoi ’piani’ riguardo a questa e altre carriere. "Dopodiché, se lei non si presenta al concorso, quello di ricercatore, io spero non ci siano altri, a quel punto io c’ho speranza che ci sia una sola domanda.. lei non si presenta, il concorso va deserto, quindi può essere credo ribandito e lo diamo a un altro. Si potrebbe prendere la Giulia, quella di Ungar". Anche di queste conversazioni, ieri pomeriggio, gli ha chiesto conto il giudice Angelo Antonio Pezzuti. Al termine di un paio d’ore di serrato confronto, il difensore di Marchionni, l’avvocato Federico Bagattini, la cui missione è evitare la sospensione per undici mesi del prof dal suo ruolo, prova a trasmettere ottimismo.
"Marchionni ha risposto senza indugio a tutte le domande - dichiara Bagattini -. Confidiamo che alla luce anche di questo atto di garanzia la misura interdittiva non venga somministrata". Per quanto riguarda l’accusa di associazione a delinquere contestata a sette figure chiave dell’Ateneo e dell’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi, tra cui lo stesso Marchionni, Bagattini precisa che "non è oggetto dell’interrogatorio di oggi, il che significa che dal punto di vista degli stessi pubblici ministeri non c’è un compendio indiziario di grado elevato che consenta la richiesta della misura, il che vuol dire che è un’ipotesi investigativa e nulla più".
Gli interrogatori proseguono. Tocca a Poggesi (avvocato Mario Taddeucci Sassolini), poi dovranno comparire la prof Sandra Furlanetto e il direttore generale di Careggi, Rocco Damone, assistito dall’avvocato Francesco Maresca.