
Una foto d’archivio scattata tra i banchi di scuola
Altri tagli sulla scuola. Da settembre, in Toscana mancheranno circa 400 insegnanti, di cui ben 115 solo nella provincia di Firenze: un numero che va oltre la riduzione legata al calo degli studenti e che segna un punto di svolta nell’impatto delle nuove politiche di bilancio su un sistema già provato. A lanciare l’allarme è la Flc Cgil Firenze: "Il governo vuole impoverire la scuola pubblica e la sua funzione di emancipazione, per farne uno strumento di selezione sociale", accusa il segretario della Flc Cgil Emanuele Rossi. Il riferimento è al combinato disposto di patto di stabilità europeo e legge di bilancio 2025, che secondo i sindacati colpiranno duro già dal prossimo anno scolastico, e ancora più pesantemente dal successivo, quando entreranno in vigore i tagli al personale Ata: oltre 2.000 posti in meno a livello nazionale.
Finora, i tagli a docenti e classi venivano giustificati con il calo degli iscritti, fenomeno inconfutabile. Ma questa volta c’è dell’altro. La decisione di ridurre di circa 6.000 unità i docente in Italia nasce "da scelte politiche ben precise", sempre secondo i sindacati. In Toscana, la riduzione prevista è di 370 cattedre, di cui 105 a Firenze. La Cgil ricorda che in provincia, che conta 106 istituti, il prossimo anno scolastico siederanno poco più di 114.000 studenti, con una riduzione drastica di quasi 1500 rispetto all’anno precedente.
Solo alla primaria ci saranno 1130 iscritti in meno. Secondo la logica contabile applicata in questi anni dal ministero, continua sempre Rossi, "le nostre scuole dovrebbe perdere 47 posti docente", però con "la mannaia della legge di bilancio il numero di posti perduti arriverà, come si diceva, a 115, 68 in più rispetto alla riduzione collegata alla denatalità". A essere colpito sarà in particolare il potenziamento, cioè quell’insieme di ore e attività aggiuntive con cui le scuole rispondono ai bisogni specifici degli studenti: corsi di recupero, alfabetizzazione, progetti innovativi, attività di inclusione.
La perdita di queste opportunità si tradurrà, secondo i sindacati, in una riduzione dell’offerta formativa, soprattutto nelle scuole superiori, dove in media sparirà un posto e mezzo per istituto. In un contesto in cui "si chiede alla scuola di contrastare la dispersione scolastica, accompagnare gli studenti nelle scelte e formare cittadini consapevoli, queste misure appaiono un passo indietro", non usa mezzi termini Rossi. Una scelta che, secondo la Flc Cgil, conferma la "volontà politica di ridimensionare l’intero sistema di istruzione pubblica".
Elettra Gullè