PAOLO CHIRICHIGNO
Cronaca

Noi, malati di tumore con il sogno di Coverciano

"Vorremmo allenarci sui campi della Nazionale al centro tecnico". Sono ventisette bambini di Torino, la "squadra della speranza"

La "squadra della speranza" con la maglia del Torino (foto tratta da La Stampa)

Firenze, 17 maggio 2024 – Il mondo del pallone è capace di regalare nefandezze di ogni tipo, ma anche storie che scaldano il cuore. Come il sogno della "squadra della speranza", così amano chiamarsi i ventisette calciatori che hanno avuto una diagnosi di tumore e che si allenano ogni giorno alla periferia sud di Torino. Marco Morra è il loro allenatore (nella vita di tutti i giorni è il responsabile degli osservatori del Torino), e usa poche parole per spiegare la grande bellezza dei suoi calciatori: "Questi ragazzi mi hanno stregato: alcuni arrivano all’allenamento con la cannula della terapia, basta?".

Sono ventisette eroi, bambini già uomini che non hanno paura di nulla visto quello che hanno alle spalle o stanno passando, e avevano un sogno: "Poterci allenare sul campo della Nazionale italiana, al Centro Tecnico di Coverciano". Maurizio Francini, responsabile del Centro Tecnico fiorentino, ha ricevuto la richiesta proprio in questi giorni: "Ho subito passato tutto l’incartamento alla federazione, a Roma. Sono sicuro che presto ospiteremo questi ragazzi. La data non posso saperla, ci sono i raduni della Nazionale, ma insomma questa cosa si farà".

I ragazzi hanno fatto le cose per bene, inoltrando prima la richiesta al Settore Giovanile Scolastico e poi alla Federcalcio stessa. In tutto ventisette tra maschi e femmine, passati dal reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale torinese Regina Margherita, sostenuti dall’Ugi, unione genitori italiani contro il tumore dei bambini, e appoggiati concretamente anche dal Torino, che ha donato materiale sportivo, le maglie e le attrezzature, e pagato anche i viaggi per i tornei. "Avere vicino a te persone che capiscono cosa stai passando, che hanno provato sulla pelle cure spesso devastanti, è un aiuto enorme racconta Giacomo Casale, 24 anni , al quotidiano "La Stampa". E’ in squadra da sette anni: "Andare a Coverciano è come raggiungere la vetta più alta dopo un percorso pieno di ostacoli". Lui e i suoi compagni sanno bene quali sono le vere difficoltà della vita, che non dipendono certo da un risultato sportivo. La loro lezione ha colpito i vertici della Federcalcio, che sta organizzando in questi giorni i dettagli della loro visita a Coverciano, dove fra l’altro si alleneranno presto i vari Donnarumma, Barella, Chiesa e Scamacca in vista dell’Europeo, sotto la guida del commissario tecnico Spalletti.