CHIARA CASELLI
Cronaca

Maggio, ritorno al contemporaneo. In scena il giovane Lord di Henze

Seconda opera nel cartellone dell’87esimo Festival . Fuortes: "La musica del Novecento è di spessore" .

La presentazione dell’opera ’Der junge Lord. ’; a destra un momento delle prove

La presentazione dell’opera ’Der junge Lord. ’; a destra un momento delle prove

È un’eredità del passato ma anche una promessa per il futuro, quella che vede il Teatro del Maggio scommettere sul repertorio contemporaneo. ’Der junge lord’ (Il giovane Lord) di Hans Werner Henze su libretto di Ingeborg Bachmann, seconda opera nel cartellone dell’87esimo Festival dopo Salome e prima di Aida, oltre a rappresentare un consistente investimento in termini di risorse artistiche (oltre all’orchestra, al coro e alla macchina scenica, un cast enorme tra cantanti, attori, danzatori, circensi, coro di voci bianche), si propone come uno schiaffo al pregiudizio secondo cui, morto Puccini, l’opera del Novecento sia inascoltabile e incomprensibile.

"Tutt’altro – afferma il sovrintendente Carlo Fuortes –. Da molto tempo inseguivo questo progetto e adesso a Firenze sono riuscito a realizzarlo. È una partitura straordinaria con una musica e un libretto meravigliosi, in prima assoluta in Italia in lingua originale. Un grande rischio per il teatro che scommette su un’opera ignota (ma indica una linea su cui proseguiremo) e un notevole impegno per il regista Daniele Menghini che con i suoi collaboratori ha progettato una scenografia importante, completamente realizzata nei nostri laboratori. D’altra parte il teatro sta vivendo un momento particolarmente felice: più di 3 milioni e mezzo di incassi alla data di ieri: in 4 mesi l’intero incasso dello scorso anno".

Il cast è formato dall’attore Giovanni Franzoni nella parte di Sir Edgar da una corposa compagnia di canto, insieme a un grande numero di talenti dell’Accademia del Maggio. "Ringrazio il teatro – dice il direttore d’orchestra Markus Stenz – per avere avuto il coraggio di correre questo rischio con una passione e un entusiasmo incredibili. Si tratta di un’opera buffa godibilissima in cui ogni circostanza, che tratti di una scena comica, di un duetto d’amore o di una riflessione filosofica, ha la sua cifra musicale".

"Credo che Der junge Lord – aggiunge Menghini – sia già definibile un classico e non semplicemente un’opera contemporanea. La vicenda è ambientata nel 1830, cioè in piena Restaurazione dopo la Rivoluzione francese, ma è stata scritta 60 anni fa in un mondo che si stava riconfigurando dopo la guerra. Ci siamo permessi di scomodare Carlo Collodi e il giornale satirico fiorentino ’Il Lampione’ da lui fondato, che utilizzava un linguaggio chiaro e concreto nell’intento di "far luce fra coloro che brancolano nelle tenebre"; dunque abbiamo affidato al linguaggio visivo della caricatura vignettistica dell’800 tutto il dispositivo scenico e la drammaturgia dell’immagine per porre un interrogativo che è il messaggio dell’opera: nell’affrontare le nostre paure, cosa siamo disposti a sacrificare della nostra natura per apparire meno bestie di quanto siamo?"

Chiara Caselli