
Dia, Direzione Investigativa Antimafia (Ansa)
Firenze, 20 luglio 2020 - Dall'analisi delle interdittive antimafia adottate nel secondo semestre 2019 dai prefetti toscani sono risultate "maggiormente esposte agli interessi delle mafie le aziende operanti nei settori della ristorazione, delle attività ricettive, del commercio e dei servizi, per legami con la criminalità organizzata campana, calabrese e siciliana". E' quanto sottolinea la Direzione investigativa antimafia (Dia) nella "Relazione del Ministro dell'Interno al Parlamento sull'attività svolta e i risultati conseguiti dalla Dia" nel secondo semestre del 2019. Altri elementi di valutazione circa le presenze di criminalità organizzata nella regione possono essere estrapolati dalla lettura dei dati, riferiti alla Toscana, resi noti dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Allo stato attuale sono in corso le procedure per la gestione di ben 374 immobili confiscati, mentre altri 135 sono già stati destinati. Risultano, inoltre in corso le procedure per la gestione di 44 aziende, mentre 11 sono state già destinate. Alberghi, ristoranti, attività immo biliari, commercio all'ingrosso, costruzioni, attività manifatturiere ed edili, terreni agricoli, appartamenti, ville, fabbricati industriali, negozi, sono solo alcune tra le tipologie di beni sottratti alle mafie in Toscana, concentrati, seguendo un ordine quantitativo decrescente, nelle province di Lucca, Firenze, Arezzo, Pisa, Livorno, Pistoia, Prato, Massa Carrara, Siena e Grosseto.
Per quanto riguarda la 'ndrangheta, in Toscana non risultano attivi locali, espressivi di un radicamento territoriale consolidato. Emergono, invece, presenze di esponenti delle 'ndrine, che potrebbero rappresentare cellule primarie con legami di sangue tra i componenti e costituite, quindi, dalla famiglia naturale del capo-bastone, cui se ne aggregano altre. Queste operano, conformemente alle consolidate strategie della mafia calabrese, mantenendo il centro nevralgico in Calabria, ma svolgendo molte attività criminose, specie quelle connesse al reimpiego di capitali, attraverso una costante opera di proiezione fuori dall'area di origine, confondendosi nelle realtà locali dove costituiscono strutture periferiche dotate di un limitato autogoverno. Il livello di diffusione degli interessi della 'ndrangheta nel tessuto socio-economico toscano, emerso dagli esiti info-investigativi, tende a far ritenere la criminalità organizzata calabrese, al momento, quella più diffusa nella regione. Un territorio in cui appare attrattivo per le mafie anche per i tradizionali intenti criminali, come il traffico di droga, l'usura, le estorsioni e il riciclaggio. E proprio nel riciclaggio, abbinato a tentativi di infiltrazione dell'economia legale, i sodalizi calabresi in Toscana hanno confermato la tendenza a diversificare gli investimenti, rafforzando la propria presenza economico-finanziaria grazie anche ad una rete collusiva di appoggio.
La criminalità organizzata cinese, concentrata soprattutto nell'area che abbraccia le province di Firenze e di Prato, con propaggini in provincia di Pistoia, si conferma un insidioso fenomeno per l'intrinseca ed impenetrabile componente "solidale", ma soprattutto per le ricadute che la contraffazione dei marchi e il contrabbando dei prodotti determinano a lungo termine sui mercati e sull'economia legale, specie nella filiera del tessile e dell'abbigliamento. Un settore dove, notoriamente, le ditte cinesi avviano la produzione con gravi violazioni della normativa ambientale, sanitaria e del lavoro, spesso con l'impiego di manodopera clandestina nonché irregolarità in materia di sicurezza. Un fenomeno che viaggia parallelamente a sistemi di trasferimento illegale di capitali, desumibili anche da numerose segnalazioni per operazioni sospette e da indagini che, nel recente passato, hanno profilato ipotesi di riciclaggio. Oltre a ciò, la criminalità cinese gestisce importanti giri di affari legati allo sfruttamento della prostituzione, anche all'interno di circoli e locali notturni, nonché bische clandestine e sale per il gioco d'azzardo. Ormai da anni sono consolidate in Toscana presenze provenienti dal Nord e Centro Africa, in particolare, elementi appartenenti ad organizzazioni di origine sia maghrebina (provenienti dal Marocco, dalla Tunisia e dall'Algeria) che nigeriana. Desta preoccupazione il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione che spesso degenera in forme di riduzione in schiavitù.
Il narcotrafftco risulta l'attività illecita privilegiata dai gruppi criminali stranieri, poiché il consumo di sostanze stupefacenti, in crescita in tutta la regione, alimenta un mercato sempre più fiorente, che viene gestito dai sodalizi, separatamente o in sinergia, in base ai contingenti interessi delle piazze. I gruppi albanesi (e in modo residuo i romeni) conservano una posizione dominante nel traffico, anche internazionale, di cocaina ed eroina, mentre il commercio di hashish e marijuana è gestito soprattutto dai gruppi nordafrican