
Il luogo dove è stato ritrovato il corpo della guardia giurata uccisa
Tracce biologiche. Cellule epiteliali. O altri elementi che possano far luce sugli ultimi momenti di vita di Federico Perissi, la guardia giurata 45enne di Firenze ucciso domenica 13 aprile – il 41enne Mike Mor N’Diaye ha confessato il delitto dopo essere stato arrestato a Ferrara, al termine di una rocambolesca fuga –, e il cui cadavere è stato rinvenuto la notte di lunedì 14 sotto un viadotto a Barberino del Mugello, nei pressi del lago di Bilancino. È ciò che gli inquirenti cercano per capire come è stato ucciso, se ha lottato con il suo aggressore, se qualcun’altro ha preso parte al delitto.
Per questo, nei giorni scorsi, la pm titolare dell’inchiesta, Luisa Serranti, ha nominato il noto consulente Ugo Ricci per la consulenza biologica/genetica forense. Il conferimento dell’incarico ci sarà il prossimo 9 maggio, in attesa di capire se anche le parti in causa decidano di nominare un proprio esperto in materia.
Ricci è lo scienziato del momento, il genetista che di fatto ha spinto i magistrati a riaprire il caso Garlasco. Responsabile della genetica forense di Careggi, ha svolto analisi sul delitto di Meredith, lavorato sul dna ritrovato all’Astor durante le ricerche di Kata, e lavorato anche sul Mostro di Firenze.
In questo frangente, Ricci è chiamato a portare a galla, in maniera scientifica, i momenti precedenti alla morte di Perissi. Le indagini della squadra mobile di Firenze, nel frattempo, stanno proseguendo. L’attenzione della procura fiorentina si concentra adesso sulla ricostruzione di ciò che è successo sotto quel viadotto, sul perché Perissi e N’Diaye ci si fossero fermati. Quasi sicuramente una deviazione dal percorso verso l’Austria, la meta che, con una valigia nel portabagagli della sua Yaris rossa, Perissi intendeva raggiungere per una breve vacanza. I due potrebbe essere usciti dall’autostrada a Barberino e raggiunto quel luogo appartato. Ma i punti interrogativi sono ancora tanti.
Il movente rimane ancora ignoto. Gli uomini di via Zara, ad oggi, non possono contare né sul telefono della vittima – il cui segnale è stato captato a Barberino, ma non è stato ancora trovato –, né sui quello del presunto killer, mai rinvenuto.
Perissi è stato colpito con i pugni, forse con il calcio della scacciacani, sicuramente con una pietra raccolta sotto il viadotto. E poi: qual era il rapporto tra lui e il senegalese? N’Diaye, con una sfilza di precedenti nel suo curriculum, non era neanche ’libero’ di partire, in quanto alcuni giorni prima era stato arrestato, sempre dalla polizia, per sequestro di persona. Era stato messo ai domiciliari dal giudice. Era in attesa del braccialetto elettronico, e forse potrebbe aver progettato la fuga proprio approfittando del mancato arrivo del dispositivo e della disponibilità (magari inconsapevole) dell’amico. Perissi, 45 anni, senza figli, impegnato anche nel mondo del sindacato, si fidava di quella montagna di muscoli (conosciuto nel mondo dell’Mma con il nome di Jamie Mike Stewart), ma probabilmente non lo conosceva neanche così bene da sapere i suoi guai con la giustizia.
L’ingenuità di Perissi potrebbe essere stata sfruttata da N’Diaye per cercare un passaggio. Oppure potrebbe aver pianificato tutto, sin dal principio.
Su questo, soltanto lui potrà dire cosa è accaduto.
Pietro Mecarozzi