
Da chef in cassa integrazione a “ingegnere“ e imprenditore in aiuto agli ospedali, a cui sta donando la sua produzione di visiere. Luca Tempestini è un giovane fiorentino di 31 anni che ha trasformato il vuoto pneumatico del Coronavisur in un’attività di volontariato, ingegnosa quanto utile. Appassionato da sempre di elettronica e meccanica, nel suo garage ha portato all’ennesima potenza la passione e l’hobby per le stampanti 3D, realizzando le visiere di protezione per medici e infermieri, ma anche per tutti coloro che sono più direttamente esposti al contagio da Covid 19.
"Sono chef, viceresponsabile del ristorante di un importante hotel a cinque stelle della città – racconta Luca – e come tanti in questo periodo sono a casa fermo, senza lavorare. Così ho cercato di mettere a frutto la passione a cui mi dedicavo solo nei ritagli di tempo, costruendo con la stampante piccoli oggetti, soprammobili, macchinine. Poi, navigando su Internet mi sono imbattuto su una richiesta dalla Spagna, che cercava le visiere per i medici. Siccome era pubblicato anche il disegno tecnico per realizzarle, ho provato e ci sono riuscito".
La prima donazione è stata per l’ospedale di Prato, seguita da quella per il 118, i vigili del fuoco e a una Asl di Lucca. E visto che le richieste aumentano, Luca ha coinvolto anche due suoi amici, Gionata Vanni e Paolo Pieralli, che ha messo “alla catena di montaggio“.
"Ho capito che sono utili perché sono in alternativa agli occhiali protettivi, che solitamente sono stretti alla testa e dopo molte ore diventano fastidiosi – prosegue Tempestini –. Queste visiere sono più versatili e proteggono il personale, con uno schermo che copre fin sotto il mento, leggere da indossare e adatte ha chi porta gli occhiali. Insomma, sono felice di poter fare qualcosa di necessario per dare una mano in questo momento così drammatico".
La sua idea è stata così geniale che ha fatto scuola. Ha creato infatti il gruppo su Telegramm “Coronavirus Maker Italia“, e adesso in varie parti d’Italia informatici e creativi di ogni regione seguono il suo esempio, producendo con le stampanti in 3D alcuni tra i dispositivi medici più richiesti spesso non disponibili.
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