
L’integrazione passa dal lavoro. L’azienda che assume i migranti
Ha rischiato la chiusura, nei tempi della pandemia. Ma ha resistito, e ora nella produzione e nel fatturato, ha superato i livelli pre-Covid, con oltre 12 milioni di euro di fatturato. E’ la Chima-Florence di Scarperia e San Piero, lavanderia industriale, fondata nel 1870 a Firenze e poi insediatasi in Mugello. "Ma non è semplice – dice Pietro Chirico, amministratore delegato – trovare il personale necessario. Specialmente d’estate facciamo orari lunghi, si lavora anche il sabato". Attualmente i dipendenti sono 125. Tra quelli assunti in pianta stabile ce ne sono adesso anche una quindicina di origine africana. Ragazzi venuti dalla Nigeria, dal Senegal, dal Gambia. Hanno iniziato in pochi, come stagionali, e poi sono stati stabilizzati. "Lavorano molto bene – dice Chirico -, ma c’è un ostacolo, quello della lingua. Per la sicurezza, così come per le modalità di lavoro è necessario sapere l’italiano". Ecco allora l’avvio di una bella storia di integrazione. Chi-Ma ha aderito alla proposta di Assosistema – Confindustria, con un pacchetto di corsi. E tra questi il corso di lingua italiana per lavoratori stranieri. Ed è stato un successo, tanto che i giovani corsisti hanno già chiesto di fare il bis, un altro corso per imparare ancor meglio la lingua. A seguire il personale in Chi-Ma è Antonio Virgillo. Sorride: "Ormai si sono passati il mio numero, mi chiamano in tanti, e mi chiamano tutti ‘babbo Antonio’: ‘sono amico di, mi dicono, sto cercando lavoro’". Così "babbo Antonio" fa i colloqui, e in quindici sono già entrati, e uno di loro è già prossimo a fare il caporeparto. "Si trovano bene qui – dice Virgillo -, c’è stata una bella partecipazione ai corsi e anche da Confindustria ci hanno scritto, dopo aver sentito insegnanti e tutor dei corsi: ‘Tutti hanno descritto la Chi-Ma come un’azienda particolare in cui si respira un clima di collaborazione e familiare". La Chi-Ma infatti vanta un’altra particolarità: quella di avere un altissimo tasso di lavoratori part-time, soprattutto per le donne: "Cerchiamo – dicono Chirico e Virgillo – di tener conto delle esigenze familiari dei dipendenti, e se ci chiedono il part-time cerchiamo di accontentarli".
Paolo Guidotti