GIOVANNI BALLERINI
Cronaca

L’incontro Riva-De André nelle parole di Buffa

Stasera al Puccini lo spettacolo che racconta il celebre faccia a faccia genovese fra il bomber e il cantautore

di Giovanni Ballerini

Ci sono certi incontri che restano memorabili, momenti unici che incrinano la routine, quasi fossero scostamenti della dimensione spazio tempo. A uno di questi eventi magicamente imprevisti è dedicato lo spettacolo che va in scena stasera alle 21 al Puccini. E’ la pièce in cui Federico Buffa, con Marco Caronna (che ne cura anche la regia), Alessandro Nidi e con l’amichevole partecipazione video di Paolo Fresu (con una sua versione del brano "No potho reposare"), narra l’incontro a Genova tra Gigi Riva e Fabrizio De Andrè nel 1969, dopo la partita della Sampdoria contro un Cagliari che proprio quell’anno avrebbe vinto l’unico, storico scudetto. Si chiama "RivaDeAndrè-Amici fragili", vanta i testi di Federico Buffa e Marco Caronna, i visual Francesco Arcuri, il light designer Francesco Trambaioli e continua a mietere successi.

Non si può non rimanere colpiti da questo colloquio fatto di parole, silenzi, sguardi e consapevolezze di affinità fra queste due personalità eccezionali, così distanti e al contempo così vicine. Anche nel nostro immaginario. Sì, perché l’incontro fra il bomber e il non plus ultra dei cantautori, nella sua casa di Genova, a un primo sguardo sembra l’accostarsi fra due universi lontanissimi. E, invece gli anni luce si azzerano già nel silenzio che caratterizza la prima parte della serata, ciò la dice lunga sui caratteri e i pensieri condivisi da due randagi che, in campi e in modo diversi, hanno sempre scelto di stare dalla parte degli altri randagi. A renderli vicini l’amore per la Sardegna e il suo popolo, ma anche per il mare e per i colori rosso e blu, che campeggiano sia sulle maglie del Cagliari, che del Genoa tifato da De André. Accanto all’agone calcistico c’è la magia delle canzoni, soprattutto di quella "Preghiera in Gennaio" che Fabrizio scrisse tornando dal funerale dell’amico Luigi Tenco, un brano che colpì al cuore Rombo di Tuono, come lo soprannominò Gianni Brera. Ma anche altre note di Faber e di un altro maître à penser, Georges Brassens, ispiratore anche di una certa propensione all’anarchia del più forte attaccante della storia del nostro calcio. Scorrono racconti di galoppate verso un sinistro che immancabilmente gonfia la rete e altre metafore d’autore che hanno il dono di esaltare l’anima. Alla fine della memorabile nottata Fabrizio regala a Gigi la sua chitarra, che ricambia con la sua maglia numero 11. I due si salutano, non si vedranno mai più. Forse, proprio per questo, questo loro incontro è diventato teatro.