Il performer ceco Vaclav Pisvejc inneggiava a Jan Palach – il patriota cecoslovacco simbolo della resistenza anti-sovietica che si dette fuoco – quando l’11 marzo scorso decise di bruciare il drappo nero che copriva la statua copia del David sull’arengario di Palazzo Vecchio. Drappo posizionato a marzo per decisione del sindaco come solidarietà all’Ucraina aggredita dai tank russi. Pisvejc usò una fiaccola a gas butano, quelle di idraulici e muratori; il vento avrebbe accelerata l’"impresa". Arrestato, il giudice aveva disposto a carico il divieto per Pisvejc di restare in territorio comunale. Ieri il processo con rito abbreviato, pena ridotta di 13. Il giudice Angela Fantechi ha derubricato l’imputazione, da incendio a imbrattamento e ha condannato il polemico artista a 6 mesi, 2000 euro di multa e a risarcire (26mila euro) il Comune parte civile con l’avv.Chiara Canuti. Il pm Ornella Galeotti aveva chiesto la condanna a un anno, per incendio, o in subordine danneggiamento post incendio. Soddisfatto il difensore Fabio Clauser: "Tentato incendio derubricato, divieto di dimora revocato. Ma la valutazione è severa pur se il Tribunale ha riconosciuto fatti di gravità marginale e non un pericolo per l’incolumità pubblica".
Però Pisvejc è un seriale. Dicembre ’21 altro imbrattamento: la scritta ‘Jeff Koons Marry Me’ su due lati di Plazzo Strozzi; la vernice rossa su un’opera dello svizzero Urs Fischer in piazza Signoria; l’aggressione (settembre ’18, Palazzo Strozzi ) dell’artista serba Marina Abramovic, tela rotta sulla testa. Ancora: le facciate del già convento di Sant’Orsola tappezzate di dollari, la sua firma sulla base dell’Albero del Paradiso’ di Giuseppe Penone in piazza della Signoria.
giovanni spano
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