Liceo Michelangiolo, 1974: il raid della volante nera. “Quella mattina fui pestato dai fascisti, ho rivissuto ogni attimo”

Il racconto di Iacopo Papp, 66 anni, che allora era di guardia all’ingresso del liceo: "Erano 4-5 e scesero da una Cinquecento armati di crick: fui circondato. Ancora oggi ho i postumi dell’aggressione per le sprangate alla spina dorsale".

Lo studente aggredito davanti al liceo Michelangiolo

Lo studente aggredito davanti al liceo Michelangiolo

Firenze, 22 febbraio 2023 – Dicembre 1974. Ore 8,15. Gli studenti di sinistra sono radunati davanti al liceo Michelangelo. E’ un picchetto. Il giorno prima dei fascisti hanno tirato fuori una pistola in Piazza D’Azeglio. Un segnale che scatena subito la reazione al Miche. I fasci non devono entrare a scuola. Un servizio d’ordine sbarra l’ingresso principale. Un ragazzo fa la guardia alla piccola porta dell’ingresso laterale. All’improvviso arriva una cinquecento nera, dalla quale scendono quattro o cinque tipi armati di crick, spranghe e catene. Urla, paura, fuga generale.

Nessuno si aspettava un raid. Nemmeno Iacopo, che all’improvviso si ritrova circondato da un gruppo di fascisti decisi a punire i rossi. Il ragazzo finisce a terra, cerca di ripararsi dai colpi: la testa, la schiena, le braccia. Iacopo Papp allora era all’ultimo anno di liceo, oggi ha sessantasei anni e lavora come consulente nel mondo della comunicazione. La recente aggressione davanti al Miche gli ha smosso i ricordi: cinquant’anni dopo l’immagine di quel ragazzo sull’asfalto che cerca di difendersi dalle botte davanti al liceo di via della Colonna mette in moto un rewind esistenziale.

"Furono attimi di terrore. Ero rimasto solo. Gli altri erano scappati dimenticandosi di me. Mi voltai alla ricerca di qualche compagno ma non vidi più nessuno. Ero circondato, davanti a me spranghe, crick e molta voglia di fare male".

Li conosceva?

"Qualcuno era una faccia nota. Ma la maggioranza di loro era più grande di me. Per questo ciò che è accaduto giorni fa davanti al Michelangelo mi ha impressionato molto. Adulti che vanno a picchiare ragazzi. Qualcosa di terribile".

Poi cosa è accaduto?

"Ho cercato di parare i colpi come potevo. Steso sull’asfalto, rannicchiato su me stesso. Gli altri si sono accorti della situazione e sono tornati coi caschi per trascinarmi via. Mi hanno portato a Santa Maria Nuova. Il referto: trauma cranico e contusioni varie. In ospedale mi trattarono

benissimo, quando mi dimisero mi fecero la ola. Ero un ragazzino picchiato dai fascisti. Per un po’ divenni una specie di eroe. Mi dettero uno scorta. Mi accompagnavano a casa, aspettavano che entrassi nel portone. Cose così, insomma".

In quegli anni era normale tutto questo?

"Diciamo che la tensione la respiravi in strada. Le ronde dei fascisti, quelle dei compagni. Il clima non era dei migliori. Ma il Miche è sempre stata una scuola di sinistra, anche se qualche fascista ovviamente c’era. Ma da solo era innocuo. Quando dovevano punire qualcuno entravano in gioco quelli più grandi".

Ha più avuto rapporti con qualcuno di loro negli anni a seguire?

"No. So che qualcuno è finito in carcere per altre storie, anche più pesanti. Ma non mi sono più interessato a quella gente. Ricordo solo che per quell’aggressione un paio di loro, probabilmente i maggiorenni, furono arrestati. Dieci anni fa i medici mi hanno spiegato che i miei problemi alla cervicale erano dovuti a quelle sprangate sulla spina dorsale. Certo che rivedendo il video di questi giorni la memoria si è spalancata all’improvviso".

Sono passati cinquant’anni. Lei vede un nesso tra questi due episodi così distanti nel tempo?

"Una certezza ce l’ho. La dinamica è più o meno la stessa. Manca solo la cinquecento. La ricordo bene: la chiamavano la volante nera".

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