Marco
Vichi
Nel 1914 distribuiva i Canti Orfici, era un luogo di ritrovo di intellettuali, esponeva pittori contemporanei (alcuni diventati famosissimi), durante la guerra e dopo l’8 settembre accoglieva antifascisti e partigiani per scambi di informazioni. Stiamo parlando dell’antica Libreria Antiquaria Gonnelli, un monumento culturale della città che da qualche anno ha abbandonando la sede storica di via Ricasoli e si è spostata altrove. Uno scandalo? O la giusta evoluzione di un’attività che deve fare i conti con i tempi che cambiano? Ovviamente io propendo per la seconda risposta. Non si può rimanere abbarbicati al passato solo per rispetto a una sorta di mitologia, ignorando la spinta dell’evoluzione. In certi casi la trasformazione non è indolore, soprattutto a livello emotivo e affettivo. I cambiamenti sono necessari e imprescindibili, per anticipare e assecondare i mutamenti che il mondo del lavoro impongono. È vero che i ’luoghi del lavoro’ sono importanti, ma non quanto le attività che rappresentano le anime del lavoro. Un luogo può essere rimpianto, ma non quanto un mestiere, che se non si trasforma prima o poi muore. E così, nel momento in cui le passate modalità di conduzione della sua attività erano sorpassate, il titolare della Libreria Antiquaria Gonnelli ha avuto la prontezza di fare una scelta: cambiare sede, cambiare visione. L’avvento di Internet, che ha generato la possibilità di aprirsi al mercato mondiale, la difficoltà di approdare al centro della città (ovviamente difficoltà sacrosanta), e altri fattori molto legati al bilancio costi di gestione benefici, hanno fatto scattare la scelta. E come sempre a Firenze qualcuno ha gridato allo scandalo, perché un altro pezzo di storia veniva abbattuto. Ma nulla di ciò che è stato può essere distrutto, la storia di quella Libreria resta nella memoria. Certo, anche per il titolare Marco Manetti è stato doloroso. Senza contare che questa trasformazione potrà portare anche a nuove idee, a innovazioni che accenderanno nuove scintille di cultura per Firenze.