ELETTRA GULLE'
Cronaca

L’educazione contro la web giungla: "Il pensiero critico aiuterà i giovani"

La pedagogista: "Famiglia e scuola fondamentali nel processo di formazione della coscienza civica "Io credo molto nelle nuove generazioni, ma le vedo molto fragili. Bisogna prenderle per mano" .

I biglietti dei ragazzi nel campo di concentramento di Birkenau

I biglietti dei ragazzi nel campo di concentramento di Birkenau

"Non è solo ignoranza, ma bisogno di visibilità. Famiglia e scuola devono tornare a essere punti di riferimento veri". A parlare è la pedagogista Alessandra Lodetti, da anni impegnata in percorsi educativi con bambini, ragazzi e famiglie. Il gesto del 14enne fiorentino che, durante una visita scolastica ad Auschwitz, ha fatto il saluto nazista, ha scatenato un’ondata di indignazione e interrogativi.

Come si può arrivare a banalizzare un luogo di memoria così carico di significato? Cosa può aver spinto questo studente a compiere un gesto simile?

"Con rammarico, di fronte ad un un gesto così provocatorio posso solo ipotizzare alcune motivazioni, non conoscendo direttamente il ragazzo. Potrebbe trattarsi di una scarsissima consapevolezza della storia, inclusa quella che ha toccato i suoi stessi bisnonni. Potrebbe esserci una mancanza di attenzione verso i temi sociali e di empatia. Oppure, semplicemente, un desiderio di attirare l’attenzione del gruppo dei pari, per emergere e sentirsi ‘visto".

Quanto conta la famiglia, e quanto la scuola, nella formazione della coscienza civica e storica di un adolescente?

"Sono fondamentali. La famiglia è il primo riferimento nella crescita, ma spesso, in adolescenza, è il gruppo degli amici a diventare predominante. Per questo è essenziale che la famiglia ritagli momenti di ascolto e confronto, anche attraverso gesti semplici. Solo così si crea fiducia reciproca e l’educazione diventa davvero significativa. Anche la scuola dovrebbe tornare ad avere un ruolo centrale come agente educativo. Soprattutto nella secondaria di secondo grado, dovrebbe proporre esperienze significative e non limitarsi ai testi scolastici. L’educazione civica deve partire da esperienze concrete: il contatto con i fragili, con la disabilità, con la diversità. Solo così si può costruire una cittadinanza consapevole".

Possono aver avuto un ruolo certi linguaggi diseducativi che purtroppo circolano sui social?

"I social sono ovunque e non si fermano mai, non possiamo più gestirli nel senso tradizionale. Ma se l’adolescente è educato al pensiero critico, se in famiglia e a scuola si costruisce un dialogo autentico, allora certi influencer perderanno potere. La prevenzione passa anche da qui".

La giustizia polacca ha scelto di chiudere il caso con un semplice "avvertimento". Le sembra una risposta adeguata dal punto di vista educativo?

"Parliamo di un adolescente in crescita. Mi auguro che abbia già avuto modo di riflettere sul suo gesto insieme alla famiglia. Se ha preso consapevolezza, il provvedimento può bastare".

Il gesto di questo ragazzo è un caso isolato o il sintomo di una sottovalutazione più ampia dei rischi di rigurgiti ideologici?

"Spero che i suoi coetanei possano cogliere questo gesto come spunto per riflettere. Il sistema scolastico dovrebbe sostenere questa riflessione. Io credo molto nelle nuove generazioni, ma le vedo molto fragili. Tocca a noi adulti accompagnarle nella crescita".