STEFANO BROGIONI
Cronaca

Le vittime dei Georgofili: "Non è un’indagine chiusa. Ma un nuovo spunto aperto"

L’avvocato Ammannato: "Confermati incontri e vicinanza all’estrema destra". E la notte del 26 la città si prepara alla commemorazione, trentadue anni dopo.

La commemorazione dello scorso anno in via dei Georgofili: alle 1.04 del 27 maggio esplose l’autobomba. Cinque vittime

La commemorazione dello scorso anno in via dei Georgofili: alle 1.04 del 27 maggio esplose l’autobomba. Cinque vittime

FIRENZE

"Dalle conclusioni della procura si avverte che una nuova pista è aperta, non chiusa. Altro che fine di tutto". Per l’associazione delle vittime dei Georgofili, l’avvocato Danilo Ammannato, rappresentante nei processi e memoria storica in città dei processi a Cosa nostra, l’archiviazione del filone in cui era indagato Paolo Bellini rappresenta un punto di partenza, o ripartenza.

"Viene confermato e provato il profilo oggettivo degli incontri tra Bellini e Gioè. Viene confermata anche l’effettività degli incontri, con il manoscritto dei cinque nomi del gotha mafioso. Confermato l’incontro tra Bellini e il maresciallo Tempesta, avvenuto tramite l’antiquario Valloriani. Confermato che Brusca e La Barbera sanno del ruolo di suggeritore e al tempo stesso si ha conferma dell’assoluta inverosimiglianza delle giustificazioni che dà Bellini dei suoi viaggi in Sicilia. Accertata, infine, la sua vicinanza all’estrema destra e la sua appartenenza ad Avanguardia Nazionale".

In effetti, le tredici pagine della richiesta d’archiviazione, firmata dai magistrati di Dda e Dna, lasciano intendere che l’indagine si è interrotta per decorrenza dei termini quando qualcosa di più concreto iniziava a prendere forma. E cioè il rapporto tra il numero due del Sismi bolognese, Ciliberti, e appunto Bellini. "Modalità, tempistica, motivazioni e intensità dei rapporti potenzialmente intercorsi" tra i due, si legge nella conclusione dell’atto, "non sono state oggetto del necessario completamento, per effetto dell’intervenuta maturazione della scadenza del termine delle indagini preliminari e ciò anche perché solo negli ultimi mesi di indagine, è emersa la necessaria concretezza di simile pista".

Ma si sono rivelate inutili anche le intercettazioni, telefoniche e ambientali, a cui è stato sottoposto il Bellini. Per la distanza dai fatti e per il suo coinvolgimento nei processi di Bologna (a giugno è fissata l’udienza in Cassazione, dopo la sua condanna all’ergastolo nei precedenti gradi di giudizio), egli si è spesso lasciato andare "a soliloqui e commenti" rispetto alle contestazioni dei pm emiliani, mai ha commentato i fatti fiorentini.

I vari filoni d’indagine sulle stragi del 1993 sono comunque ormai prossimi alla definizione. Con particolare attenzione al fascicolo principale, quello in cui risulta indagato Marcello Dell’Utri in qualità di mandante.

Verso il 32esimo anniversario. Alle 1.04 della notte tra il 26 e il 27 maggio, un Fiorino rubato qualche giorno prima in via della Scala, imbottito di una miscela potentissima di tritolo, esplose sotto la torre del Pulci, in via dei Georgofili. Nell’esplosione morirono tutti i componenti della famiglia Nencioni (Fabrizio, Angela e le due bimbe Nadia e Caterina) e lo studente Dario Capolicchio, e venne ferito il cuore artistico degli Uffizi, con danni incalcolabili ad alcune opere d’arte.

I processi, celebrati a Firenze, hanno portato alle condanne della cupola di Cosa Nostra che preparò la strage - tra cui i boss Totò Riina e Matteo Messina Denaro e del gruppo di fuoco che confezionò l’ordigno e parcheggiò il Fiorino.

Ma a distanza di oltre trent’anni, le indagini non sono ancora concluse. E la città, come ogni maggio dal quel 1993, si prepara a commemorare le proprie vittime. Alle 1.04, una delegazione di Palazzo Vecchio e delle autorità cittadine e regionali, raggiungerà il punto dell’esplosione per un commosso minuto di silenzio e la deposizione di una corona in ricordo delle vittime.

ste.bro.