Giachi *
A Firenze, di questi tempi, si fa un gran parlare di elezioni primarie per la scelta del candidatoa sindacoa, e si invocano a sostegno gli argomenti più disparati. Da ultimo esse rappresenterebbero perfino l’antidoto ai colpi di coda della supremazia maschile. I contrari alle primarie sarebbero così non solo chiusi e antidemocratici, ma proni al più bieco maschilismo. Questa ricostruzione non è accettabile, e richiede un po’ di chiarezza. Le primarie (di coalizione e non di partito) sono uno strumento di selezione dei candidati previsto dallo statuto del Pd quando l’assemblea non decida di scegliere con diversa modalità. Esse suppongono che vi sia una pluralità di visioni e progetti politici corrispondenti a candidature tra le quali non si sappia o voglia scegliere, rimandando la decisione a elettori e iscritti, con l’intelligenza semmai di andarvi con un solo candidato per partito. Nessuno si è posto l’interrogativo a monte di questa valutazione: esistono le condizioni che rendono necessarie o consigliabili le primarie? A mio avviso no. Non esistono visioni alternative sulla città che si stiano confrontando, né si sono avanzate proposte di rottura rispetto al progetto dell’amministrazione uscente. Non esiste un’incertezza nei luoghi della discussione del partito su quale sia la rotta da prendere, nei contenuti, per proporsi agli elettori nelle elezioni future, sebbene si sia tutti determinati a mettere in campo un forte rilancio dell’azione politica e amministrativa. C’è, invece, la pressione esercitata con ingenti risorse da parte di chi si sente pronto a correre, insieme ai suoi sostenitori, che invoca le primarie. Mi sembra molto rischioso assecondare questa richiesta aprendosi al rischio di ingerenze nel voto e fratture difficili da sanare prima delle elezioni. Nel frattempo il Pd sta procedendo autorevolmente e con senso di responsabilità a un’ampia e articolata consultazione di tutte le sue componenti: membri dell’assemblea, dirigenti, eletti sul territorio, verifica in riunioni dei circoli, con lo scopo di presentare all’assemblea gli elementi per valutare quale strumento adoperare e semmai quali nomi indicare nella scelta della candidatura. Credo, da donna militante e dirigente del PD, che non rispettare questi processi significherebbe decretare la morte dei partiti e la fine della loro funzione di mediazione democratica. Non possiamo permettercelo.
*Consigliera regionale Pd