STEFANO BROGIONI
Cronaca

Le motivazioni dell’Appello: "Solo Elona aveva interesse a far sparire i due corpi"

"Se i Pasho fossero stati ritrovati, subito indagini su di lei", scrivono i giudici. E la mancata identificazione dei complici "non sposta la sua responsabilità".

Elona Kalesha, 40 anni

Elona Kalesha, 40 anni

di Stefano BrogioniFIRENZESolo Elona Kalesha aveva interesse a far sparire dall’appartamento di via Fontana, in San Jacopino, i corpi dei suoceri Teuta e Shpetim Pasho, i coniugi albanesi legati a Castelfiorentino scomparsi nel novembre del 2015 e ritrovati a pezzi in alcune valigie abbandonate tra la Fi-Pi-Li e il carcere di Sollicciano. E solo lei aveva un movente economico: appropriarsi dei 60mila in contanti che Teuta portava sempre appresso, in modo da poter restituire al compagno, figlio dei Pasho, un prestito da 20mila euro fattole prima di entrare in carcere. Così, i giudici dell’appello, motivano la conferma della condanna a 30 anni della 40enne empolese, imputata, in concorso con ignoti, del duplice omicidio. Un delitto scoperto con diversi anni di ritardo, per colpa, sottolinea la corte presieduta da Alessandro Nencini, anche di indagini frettolose fatte all’epoca della scomparsa.

I corpi spuntarono fortunosamente fuori nel dicembre del 2020, ritrovati da un contadino che coltivava uno degli orti in una striscia di terreni che costeggia il perimetro del penitenziario dove, il giorno del delitto, era ancora recluso il figlio della coppia."Kalesha Elona - si legge nelle 110 pagine - era l’unica persona che aveva la necessità di far sparire i cadaveri dal luogo dell’omicidio, proprio perché i due erano stati uccisi all’interno di un appartamento che era stato preso in locazione da lei. I corpi senza vita di Shpetim e Teuta non potevano essere ritrovati neppure in un luogo diverso dall’appartamento di via Felice Fontana, poiché questo avrebbe comunque fatto immediatamente avviare le indagini, coinvolgendo tutti i familiari degli anziani, ed anche il figlio appena scarcerato, e ponendo in grave rischio l’imputata. Le due vittime - si legge ancora - dovevano essere portate via dal luogo del duplice omicidio e ’sistemate’ in modo che non fossero mai ritrovate - quantomeno nelle aspettative dell’imputata -, quindi fatte a pezzi e trasportate in un luogo non frequentato, ove i contenitori dei cadaveri potevano essere sepolti. Come avvenuto".

Stando al "robusto e convergente quadro indiziario" già consolidatosi nel primo grado e delineato dalle pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, i coniugi sono stati uccisi nel primo pomeriggio del 1 novembre, quando Elona ammise di essersi recata in via Fontana a portare il ferro da stiro. Ma per il depezzamento, vista anche la "libertà di movimento ridotta" a causa del ’ritorno’ del convivente Taulant, appare "quasi fisiologico, se non necessario, che l’imputata potesse contare sull’aiuto di altri per portare a termine il proprio programma criminoso".Che i complici, remunerati probabilmente con i soldi rubati alla coppia, siano rimasti ignoti "da un lato priva il processo di un accertamento completo" ma "dall’altro non sposta di un millimetro la penale responsabilità della Kalesha". La difesa di Elona (avvocati Febbo e D’Orzi) farà ricorso in Cassazione. Ma una "doppia conforme" è una sentenza più dura da ribaltare.